Cantico di una Scacchiera, recensione libro con rune
I pedoni vengono mossi, mentre il “Cantico di una Scacchiera” inizia a risuonare tra le mura dei castelli.
Nessuno rimarrà fuori dal gioco.
Decine, centinaia, migliaia di pedoni sono gettati alla rinfusa. La scacchiera ne è invasa, eppure il caos che la investe è immobile. Quei pezzi bianchi e neri, mischiati e confusi, si trovano lassù da tempo e il trambusto a cui hanno dato vita è adesso statico. Prendono polvere, si scolorano, si consumano.
Finché, un giorno, qualcuno li raccoglie. E fa la sua mossa.
Lourentius Vezarium, la Vecchia Lince, sembrava ormai fuori dai giochi, destinato a spegnersi con l’avanzare dell’età.
Non poteva esserci credenza più falsa.
Versantius, suo figlio, ne ha la prova quando riceve una lettera contenente ordini terribili: uccidere il Duca che serve per seguire la congiura del padre e riportare la loro famiglia agli antichi splendori. Lungi dal voler prendere parte a quel tradimento, distruggendo la fragile pace del Regno, Versantius rifiuta di collaborare.
Ed è allora che la Vecchia Lince tira nuovamente fuori la scacchiera. Non l’aveva dimenticata, non era davvero fuori dai giochi. Stava solo aspettando il momento giusto per muovere i suoi pedoni.
E non solo loro. Anche alfieri, cavalieri, re, regine.
Chiunque possa condurlo alla vittoria.
Associo questo libro alla Runa…
“Cantico di una Scacchiera” intona lentamente la sua melodia, ingannando i presenti con un’apparente tranquillità. Uno dopo l’altro, fa entrare in scena gli attori del suo spettacolo, mostrandoli nella loro unicità. Le loro voci diverse prima sussurrano, poi alzano il tono riscaldando l’atmosfera.
E, infine, gridano echi di battaglia.
La pace del Regno di Arkades è mera illusione. Ogni Casata cova antichi e nuovi rancori, e Lourentius Vezarium, la Vecchia Lince, non se li lascia sfuggire. Senza alcuna remora, li fomenta per il proprio tornaconto: riabilitare il nome della sua famiglia tramite una nuova ribellione. Tuttavia, l’aiuto che sperava di ottenere da suo figlio Versantius non giunge. Al suo posto, un rifiuto.
Ed è allora che la Vecchia Lince dichiara guerra: prima di tutto a suo figlio, e poi – tramando nell’ombra – all’intero Regno.
Lourentius da un lato della scacchiera, Versantius dall’altro, si fronteggiano in una partita iniziata e mai conclusa. Gettano in campo pedoni, alfieri, cavalieri. Stringono alleanze e stipulano accordi. Aumentano le fila dei loro seguaci, perché è in gioco la sopravvivenza di tutti. Ma, in particolare, la loro.
Ecco perché associo questo libro alla Runa Fehu. Essa misura la ricchezza dei popoli antichi tramite il numero di capi di bestiame posseduti, che assicuravano loro la sussistenza di base per sopravvivere. Esattamente come i pezzi della scacchiera di padre e figlio. Senza i loro pedoni non usciranno vivi dallo scontro.
Anis Naffati dà vita a un fantasy corale ricco di personaggi unici e ben caratterizzati. Questi, sono inseriti in un mondo vasto, in cui nomi di Casate, territori ed eventi passati pullulano tra le pagine. La gran parte di questo primo volume, infatti, procede lenta per presentarci ogni dettaglio. È necessario avere pazienza e restare concentrati per non confondersi o annoiarsi. Arrivati poco oltre la metà, poi, la trama acquista velocità e giungiamo al finale curiosissimi di scoprire cosa accadrà!
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Buona lettura, che i vecchi rancori possano dissolversi senza minare il presente.