Fantasy

Recensione: “Gli scomparsi di Chiardiluna” – una minaccia nascosta nell’ombra

"Gli scomparsi di Chiardiluna" - Illustrazione di Dama Berkana

Quando a un’affascinante fantasy si mescolano le note misteriose di un giallo, “Gli scomparsi di Chiardiluna” di Christelle Dabos fa la sua comparsa. Non perdetevi questa incredibile lettura!


“Il giornale ha ragione: i decaduti sono come gli scarafaggi. Pare che ormai si infilino dappertutto, nelle mura, nelle città, a Città-cielo, forse addirittura a corte! Di sicuro quelle ridicole lettere provengono da loro. Credono forse di essere la giustizia divina?”

-“Gli scomparsi di Chiardiluna”; Christelle Dabos.


È incredibile quante cose possono sparire sotto il nostro naso senza lasciare traccia.
Un paio di guanti, una clessidra, una vecchia sciarpa.
Un individuo.

Avviene tutto in un batter d’ali.
L’istante prima erano tutte lì, accanto o insieme a noi. L’istante dopo sono svanite senza chiedere alcun consenso. E non hanno alcuna intenzione di tornare a galla.
Nel caso in cui a smarrirsi siano stati dei semplici oggetti, per quanto preziosi che siano, potremmo farcene una ragione. Magari, così come sono spariti, riappariranno quando meno ce lo aspettiamo.
Ma se a volatilizzarsi nel nulla sono delle persone, persone che hanno chiesto il nostro aiuto perché si sentivano minacciate, allora tutto cambia.

Aspettare potrebbe significare non dare alcuna speranza di sopravvivenza a quegli individui, potrebbe voler dire condannarli per sempre. Non resta dunque che raccogliere tutti gli indizi, tutte le piste possibili che ci indichino la strada da seguire, e incamminarci tra le vie di Città-cielo.
Eppure, lassù, nella Torre in cui governa lo Spirito di famiglia del Polo, c’è qualcos’altro che è andato perduto. Qualcosa di estremamente importante.
La sua stessa memoria.

Riusciranno “Gli scomparsi di Chiardiluna” ad essere ritrovati insieme ai ricordi di Faruk?
Lo scoprirete in questa sensazionale avventura letteraria!

Faruk e la memoria perduta


“«Giunse il momento in cui la bambola ne ebbe abbastanza di essere una bambola. Non si sentiva più a suo agio su una mensola, non voleva più essere il giocattolo di una bambina. Aveva un sogno, un suo sogno. Voleva diventare attrice».

-“Gli scomparsi di Chiardiluna”; Christelle Dabos.


Dopo la Lacerazione, il mondo non è stato più lo stesso.
Disgregato in infinite porzioni fluttuanti nel firmamento chiamate Arche, è andato incontro a una nuova era. Un’era composta da un’umanità separata, divisa nello spazio e nelle idee. E a capo dei nuovi territori in cui quell’umanità si è andata a collocare, sono giunti gli Spiriti di famiglia.

Giganti dai poteri immensi, spaventosi e affascinanti, hanno stabilito il loro indiscutibile ruoto su ogni Arca, dando vita alla loro discendenza. Una progenie che ha ereditato parti dei poteri di quelle divinità e che, a seconda della tipologia ottenuta, si è divisa in clan.

Divisioni.
Separazioni e ancora scissioni.
La Lacerazione non ha diviso solo il mondo, non ha diviso solo gli uomini o gli Spiriti di famiglia. Ha diviso anche i ricordi. Come nel caso del gelido Faruk, che dall’alto della sua Torre domina il Polo.
O almeno, questo è ciò che dovrebbe fare.

In realtà, l’unica cosa di cui gli importi, l’unica di cui si ricorda costantemente, è il suo terrificante Libro. Un Libro sinistro, indecifrabile e incomprensibile, ma che Faruk sa quanto sia importante per lui. Pur non riuscendo a leggerlo in alcun modo, sa che esso è la chiave per ritrovare non solo la sua memoria, ma l’origine della sua vera esistenza.

Colui che chiamano Dio

Dettaglio "Gli scomparsi di Chiardiluna" di Christelle Dabos
“Ma Dio non era soddisfatto di quella forma, così ha cominciato a dividerci.”

“Al principio eravamo uno.
Ma Dio non era soddisfatto di quella forma, così ha cominciato a dividerci. Dio si divertiva molto con noi, poi si stufava e ci dimenticava. Nella sua indifferenza era capace di una crudeltà che mi faceva paura. Sapeva anche mostrarsi dolce, e l’ho amato come non ho mai amato nessuno. [… ] E un giorno in cui era di pessimo umore ha commesso un’enorme sciocchezza.
Ha fatto a pezzi il mondo.”

-“Gli scomparsi di Chiardiluna”; Christelle Dabos.


Esistono dodici Arche maggiori nel mondo post Lacerazione.
Ognuna di esse presenta caratteristiche uniche, meravigliose o terrificanti. Sebbene capiti che le persone natie di un’Arca si spostino momentaneamente o definitivamente su di un’altra, la maggior parte resta al suo posto. Lieta di trascorrere la vita lì, in accoglienti cittadine come quelle di Anima, o costretta dal proprio egoismo e smania di potere a restare ancorata a terribili circoli come quelli della corte del Polo, la maggior parte della gente è ben piazzata nella sua Arca.

Nessuno che si spinga mai oltre, nessuno che si chieda mai il perché.
Perché il nostro mondo è Lacerato?
Perché ci viene impedito di studiare il passato, di rievocare i tempi precedenti alla distruzione?
Com’è possibile che gli imbattibili Spiriti di famiglia temano tanto Colui che chiamano Dio?

Quest’ultima domanda, in realtà, tortura la mente di una persona.
Esiste, dunque, qualcuno che si pone i giusti interrogativi e che svolge delle ricerche al riguardo. Qualcuno che vuole far luce su ciò che è accaduto davvero e sulla misteriosa figura che sembra esserci dietro tutto. Una figura inafferrabile e, a molti, oscura.
La figura di Dio.

“Gli scomparsi di Chiardiluna” – una minaccia nascosta nell’ombra

Fantasy "Gli scomparsi di Chiardiluna" di Christelle Dabos
“Gli scomparsi di Chiardiluna” di Christelle Dabos.

“«Ho sentito una forte agitazione durante tutto il suo soggiorno da voi. Fumava molto per calmarsi i nervi, ma trovava il tabacco sempre meno efficiente. È stato il suo ultimo pensiero: il tabacco non gli bastava più».
«Ed è tutto?».
«Ed è tutto».
«Seccante».
«Perché?».
[…]
«Perché avete appena letto gli ultimi istanti del prevosto dei marescialli».”

-“Gli scomparsi di Chiardiluna”; Christelle Dabos.


Strappata dalla sua Arca natale, Ofelia si ritrova alle prese con un territorio ostile popolato da clan rivali dai pericolosi poteri. I Miraggi, la Rete, i Draghi. Sono solo alcuni tra quelli presenti al Polo e sebbene siano tutti in cattivi rapporti tra di loro, una cosa hanno in comune: l’odio verso Ofelia.

La piccola di Artemide ha un dono prezioso letteralmente tra le mani: la sua capacità di leggere il passato degli oggetti attraverso un piccolo tocco la rende molto pericolosa in un contesto in cui menzogne e falsità sono i pilastri portanti. In più, la sua prossima unione con l’intendete Thorn aggrava ulteriormente la sua posizione.

Conscia del pericolo che corre, tende comunque a sottovalutarlo e a muoversi con poca discrezione. Tuttavia, quando riceve una lettera minatoria dalle parole allarmanti la sua sicurezza inizia a vacillare. Ciò che la condurrà al terrore puro, però, sarà il ritrovamento di quelle stesse parole in lettere destinate ad altre persone.
Persone che sono misteriosamente scomparse dal luogo più sicuro di tutto il Polo.

Trappole mortali, illusioni sconcertanti e una corsa contro il tempo metteranno alle strette la giovane lettrice e la condurranno verso una strada dalla quale non potrà più tornare indietro. Le insidie saranno tante e non sarà facile uscirne indenni.
E mentre i clan si affrontano, Faruk la assilla con il suo orrendo Libro e gli scomparsi invocano il suo aiuto, Ofelia non riesce a smettere di pensare alle agghiaccianti parole poste alla fine delle lettere minatorie.
“DIO NON VI VUOLE QUI”.

Stile di scrittura

Capita spesso di lasciarsi trascinare dentro le pagine di un libro. Che sia per merito della storia, dei personaggi o della bravura dello scrittore, il lettore non si sente più un mero spettatore.
Le vicende iniziano a riguardarlo personalmente, la gente che incontra la conosce davvero e stringe amicizia con essa. I luoghi descritti li vive sulla sua stessa pelle e i misteri che avvolgono la trama diventano necessari da risolvere.

Gli scomparsi di Chiardiluna” si colloca esattamente in questa categoria di opere letterarie: testi i cui eventi non possono lasciarci indifferenti. E così, attraverso uno stile di scrittura mai banale ma semplice e scorrevole, Christelle Dabos ci conduce attraverso i corridoi della corte del Polo, incuriosendoci pagina dopo pagina, vicolo dopo vicolo.

Tutto ciò che era stato seminato in “Fidanzati dell’inverno” cresce, germoglia e infila le sue radici sempre più a fondo. Spinge e indirizza lungo strade tortuose, dalle quali non sembra scorgersi via d’uscita, ma che alla fine rivelano sempre i propri segreti.

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Buona lettura, che ogni elemento scomparso possa tornare presto al suo giusto posto.