Recensione: “Il mare e la nebbia” di Rosa Santi
Un racconto che, in poche pagine, sarà capace di suscitare fortissime emozioni: “Il mare e la nebbia” di Rosa Santi.
“Purtroppo, il concetto di tempo visto come ricchezza non viene né con l’età, né con l’esperienza che si crede di avere. Fino a che non si fanno i conti con la morte si rimane a galleggiare in un limbo di banalità e profumo di auto nuova.”
-“Il mare e la nebbia”; Rosa Santi.
L’umanità, potente e gloriosa, sa di essere mortale.
Dall’alto della sua grandezza, attorniata da successi scientifici e tecnologici, non è ancora riuscita a disfarsi di quel titolo.
Per fortuna.
Vivere per sempre potrebbe apparire vantaggioso e, sicuramente, cancellerebbe una delle più grandi paure che da sempre avvinghia il cuore umano: la morte.
Eppure, una vita eterna annullerebbe anche le ambizioni e i sogni più belli, perché la monotonia e la noia finirebbero per avere la meglio. Lo spirito dell’uomo è portato a rilassarsi quando sa di avere tempo. Immaginiamo, dunque, se ne avesse per sempre cosa accadrebbe.
No, noi mortali abbiamo la fortuna di sapere che non possiamo costantemente rimandare ciò che dobbiamo o vogliamo fare e questo perché per noi il tempo è prezioso. Purtroppo, però, spesso tendiamo a dimenticarlo. E solo quando è troppo tardi, solo quando la morte inizia ad affacciarsi alla finestra, capiamo che abbiamo dato troppa importanza a cose futili e troppo poca a quelle davvero importanti.
Le lancette girano, la sabbia nella clessidra scorre e i raggi del sole scendono sotto la linea dell’orizzonte.
Che sia davvero giunta la fine?
Siamo davvero arrivati al capolinea senza poter porre rimedio alle promesse mancate?
Forse no. Forse lì, tra “Il mare e la nebbia”, c’è ancora una speranza che brilla per noi.
Gianni e la ricerca del tesoro più prezioso
“«Gianni, mi ascolti. Deve imparare a perdersi. Vede, Venezia non è molto grande. Purtroppo, anche quando si prova a vagare privi di meta, si arriva sempre davanti a qualcosa da ammirare. Bisogna capire come lasciarsi andare veramente, camminare sovrappensiero, senza rendere conto alla paura o al dolore, a chi si ha intorno o al proprio senso dell’orientamento. Io sono nata qui, ci riesco, faccio parte anche io dell’isola. Lei no, e glielo dico. Non sarà semplice.»”
-“Il mare e la nebbia”; Rosa Santi.
Vita frenetica nella grigia Milano.
Un lavoro onesto, una bella casa, una macchina nuova. Gianni ha tutto ciò che potrebbe desiderare.
O almeno, questo lo direbbe chiunque al suo posto, ma non lui.
Gianni vive agiatamente, ma non possiede quello che desidera di più al mondo. Ci ha provato e i medici insieme a lui, ma non è servito a nulla. Il suo desiderio non potrà avverarsi, perché quella fitta nel fianco non lo lascerà più in pace e lo accompagnerà fino alla fine.
Una fine che, sfortunatamente, non tarderà ad arrivare.
Con un tale peso nel cuore, Gianni apre finalmente gli occhi e vede la sua vita per quella che è davvero: una vita vuota. Priva di affetti profondi e legami sinceri, non vi resta nulla che abbia valore.
Il terribile male che affligge Gianni, però, lo aiuta a capire che esiste ancora una direzione che può prendere. Si tratta di un rischio, ma quando la morte è ormai certa, qualsiasi pericolo può essere affrontato se porta con sé una minima possibilità di dare una svolta al tempo che resta.
E così, saltando sull’ultimo treno che la vita gli offre, Gianni si dirige in una città a cui avrebbe dovuto fare ritorno molto prima. Una città che, tuttavia, ancora lo aspetta.
Venezia.
La leggenda del Molo Vecchio
“«Tra gli anziani di laguna si narra di un molo vecchio. Ne parlano con timore e rispetto, lo stesso tono che usano per raccontare del mare. Si dice segni il Confine, e che esista da quando esiste Venezia. Lei è venuto a vedere il Confine?» lo fissa vicina, i gomiti appoggiati alla botte.
«Forse sono venuto a cercare qualcuno per cui provo malinconia» risponde.
«O a rispettare una promessa mai mantenuta.»”
-“Il mare e la nebbia”; Rosa Santi.
Le leggende sono misteriose e affascinanti.
Da piccoli si cercano con stupore, da grandi con scetticismo o timore.
Da prossimi alla morte come meta finale.
È così che Gianni ha sentito parlare di una calle speciale di Venezia. Le labbra di sua madre l’hanno chiamata e hanno sperato di potervi fare ritorno prima di lasciare questo mondo. Lui, però, da scettico adulto, non ha voluto dare ascolto all’ultima richiesta della donna e non le ha dato la possibilità di andare incontro a quella leggenda.
Anni dopo, quando i medici gli hanno dato solo poco tempo di vita, Gianni ha sentito personalmente quel richiamo. Si è ritrovato al posto della madre ed è tornato a scrutare il mondo con gli occhi di un bambino.
E se quella calle esistesse davvero?
Se a Venezia ci fosse realmente il Molo Vecchio in cui sua mamma affermava di essere stata e al quale voleva fare ritorno?
La salute lo avrebbe presto abbandonato, ma i misteri della laguna gli avrebbero dato asilo se lui avesse deciso di dar loro retta. E così fu.
Forse la vita di Gianni era ormai terminata, ma la sua più grande avventura era appena cominciata.
“Il mare e la nebbia” – la forza dei legami
“«Penso che ci siano molte cose che non conosciamo. Penso che perdere qualcuno che si ama non sia ancora naturale, nonostante l’evoluzione millenaria che abbiamo alle spalle. Siamo stati capaci di adattarci al freddo polare e al caldo sahariano, ma a questo non saremo mai pronti, per quanto a lungo possa durare un addio […] .»”
-“Il mare e la nebbia”; Rosa Santi.
Fama, potere, ricchezza.
Si crede siano questi i colossi che muovano il mondo. Eppure, esiste una forza ancora più grande e decisamente più speciale che distrugge qualsiasi barriera. Persino la morte stessa.
La forza dei legami.
Può passare il tempo, può volare via la vita, ma il sentimento che unisce le persone che si amano davvero non si sfalderà mai. Gianni, però, crede che a lui non sia toccato quel privilegio. Sente di non avere affetti reali e, mentre il suo male lo divora giorno dopo giorno, è certo che la morte giungerà prima che lui possa porvi rimedio.
Ma c’è una leggenda che vola di bocca in bocca a Venezia che Gianni sceglie di rincorrere col tempo rimastogli a disposizione. Una leggenda che narra di un Molo Vecchio, nascosto a tutti tranne a chi riesce a smarrirsi. Si dice sia il Confine, il luogo in cui tutto inizia e tutto finisce. Ed è esattamente lì che la madre di Gianni sarebbe voluta andare prima di spegnersi.
L’ottusità non gli ha permesso di realizzare il desiderio della donna, ma forse il destino ha voluto che fosse lui a recarvisi al suo poto. Forse non è ancora tutto perduto, perché mentre Gianni dedica i suoi ultimi istanti a quella incredibile ricerca, nuove persone si affacciano nella sua vita.
E allora una speranza nasce nella sua mente.
Forse i legami che Gianni pensava di non aver mai potuto coltivare germoglieranno proprio tra le acque del Molo.
Stile di scrittura
Non è mai semplice affrontare tematiche delicate e riuscire a ottenere dei bei risultati. Si rischia di risultare banali, forzati o troppo pesanti. Rosa Santi, però, narra con dolcezza e tatto il viaggio – a tratti onirico – di Gianni, dando vita allo splendido e toccante testo de “Il mare e la nebbia”.
Unendo perfettamente lo stile narrativo con quello teatrale, l’autrice ci pone davanti ad un’opera che scorre con fluidità e che coinvolge dalla prima all’ultima parola. Nonostante il libro sia breve, la maestria di Rosa Santi permette al lettore di entrare in sintonia con i personaggi e di emozionarsi profondamente.
L’intervento sporadico dell’autrice, che introduce personaggi o vicende all’inizio di ogni atto, da la sensazione di essere pienamente immersi in una sala di teatro in cui, però, gli unici spettatori siamo noi. In più, la citazione di qualche canzone durante questi “intermezzi”, ci trasporta in uno spazio slegato dal tempo e dalla stessa realtà, aiutandoci a seguire la sensazione onirica che permea tutta l’opera.
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Buona lettura, che il mare possa custodire le vostre emozioni e farle arrivare alle giuste persone.