Il sottile filo che ci unisce, recensione con rune
Due anime dal destino intrecciato sono protagoniste della dolce storia “Il sottile filo che ci unisce”.
Villa Rosegarden: una tenuta stupenda, che suscita emozioni diverse a chi la guarda. E, soprattutto, da dove la guarda. Aiden Miller, per esempio, la osserva da dentro le sue stesse mura, sentendosene imprigionato. Non perché venga trattato male lì, tutt’altro. Quanto perché gli ricorda la sua condizione di orfano.
Reazione totalmente diversa nasce in Noah Campbell la prima volta che la vede. Figlio del padrone della Villa che ospita l’orfanotrofio, vi si reca come un piccolo lord in gita e ne rimane affascinato. Il suo è il cuore leggero di un bambino di otto anni che ha sempre avuto tutto dalla vita. Nemmeno sapeva cosa fosse un orfano, prima di giungere lì. Nonostante il suo essere apparentemente viziato, però, Noah è dolce e gentile. L’opposto di Aiden.
Eppure, nella loro totale diversità, Aiden e Noah si ritroveranno uniti dal destino. Da un sottile filo rosso che li ha legati il giorno in cui si sono conosciuti alla Villa e che non si scioglierà mai più. Infatti, dopo che il padre di Noah diventa il tutore legale di Aiden e i due bambini cominciano a vivere sotto lo stesso tetto, il tempo passa e l’adolescenza prende il posto dell’infanzia. Ma il filo non si slega, anzi, si stringe maggiormente.
Un sentimento sempre più forte si sta insinuando nei loro cuori. A cosa porterà?
Associo questo libro alla Runa…
“Il sottile filo che ci unisce” bussa alle porte dei cuori innamorati, in una dolce melodia. Fa vibrare le corde delle loro anime, in un tripudio di sentimenti. Risveglia le emozioni, le fa sgorgare dai corpi di amanti e amati. E, infine, le pone tra le mani dei lettori per regalare loro un’amorevole esperienza.
“Il sottile filo che ci unisce” ha inizio nell’incantevole Villa Rosegarden, adibita a orfanotrofio. Lì le vite di Aiden Miller e Noah Campbell s’intrecciano, per non slegarsi mai più. Sono solo due bambini la prima volta che s’incontrano. Ma quando il signor Campbell, padrone della Villa, diventa tutore legale di Aiden, i due crescono sotto lo stesso tetto. E alla crescita fisica si affianca quella sentimentale.
L’amore è dietro l’angolo, né Noah né Aiden potranno sfuggirvi.
Il filo rosso che unisce i due ragazzi, come nella leggenda giapponese, è di certo resistente e impossibile da ignorare. Tuttavia, i caratteri completamente diversi di Noah e Aiden non renderanno semplice lo svilupparsi e il concretizzarsi della loro storia d’amore. Tante saranno le incomprensioni e le paure. Per questo ho deciso di associare la Runa Ansuz a questo libro. Tra i suoi significati, c’è l’aspetto positivo della comprensione, della comunicazione fluida e della chiarezza di idee, che si contrappone alla difficoltà di comunicare e ai fraintendimenti. Queste facce opposte della stessa medaglia sono esattamente ciò che troviamo ne “Il sottile filo che ci unisce” e che ben descrive l’evoluzione della storia dei due ragazzi.
Stefania Enne, come afferma lei stessa nella premessa del libro, parla di un amore semplice e dolce, a tratti utopico e poco realistico. Usa uno stile scorrevole e adatto al contesto, riuscendo anche a caratterizzare bene ogni singolo personaggio. La sua volontà di descrivere una realtà in cui l’amore tra due persone dello stesso sesso non crei gli scandali a cui siamo costretti ad assistere oggigiorno è sicuramente da apprezzare. Tuttavia, trovo che renda la storia, appunto, troppo “perfetta”.
Non ci sono eventi degni di particolare attenzione, nulla di eclatante che spinga a chiedersi cosa accadrà. Tutto è incentrato solo ed esclusivamente sull’evolversi dei sentimenti. E dato che il libro conta 500 pagine, coinvolge ma fino ad un certo punto. Vista la lunghezza della storia, avrei quindi preferito qualche situazione scomoda in più, pur con il suo giusto lieto fine. In ogni caso, si tratta di una piacevole lettura!
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Buona lettura, che i tuoi sentimenti possano sempre fluire liberi.