Recensione: “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”
Sedetevi un momento al fianco de “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” – di Luis Sepúlveda– e ascoltate ciò che ha da raccontarvi, non potrete restare indifferenti alle sue parole.
“Allora io e Antonio José Bolívar Proaño ci sediamo davanti a un fiume d’acqua verde, sulla cui superficie si riflettono i profili verdi della foresta, e perfino il cielo si tinge di quello stesso verde onnipresente. Muti, ci lasciamo avvolgere dai mille mormorii della foresta, finché non mi azzardo a rompere il silenzio e gli domando: «non sei ancora morto, Antonio José Bolívar?» Il vecchio, senza smettere di guardare l’acqua che passa incessante, mi risponde: «sembra di no». E poi si gira, allunga un braccio vigoroso e con la mano indica i libri che raccontano, in cinquantadue lingue la sua storia.”
-“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”; Luis Sepúlveda.
La Terra ha un grande, stupendo e vitale polmone verde.
È uno dei beni più preziosi che nessuna tra tutte le specie viventi potrà mai dire di possedere, ma di cui non si potrà mai fare a meno. Grazie a lui, l’ecosistema prospera e, grazie a lui, la vita va avanti.
Si tratta di un gigantesco bene dislocato su un lembo di terra vasto, brulicante di flora e fauna.
L’Amazzonia.
La sua maestosità, bellezza e forza risiede nell’equilibrio, nel rispetto che ogni specie dovrebbe avere nei confronti delle altre. Un rispetto, che, purtroppo, è venuto meno.
L’uomo ha iniziato a distruggere, radere al suolo e bruciare quella splendida foresta, guidato dal desiderio folle di volere sempre di più. Un desiderio che si è trasformato in un piano – non più tanto inconsapevole – di autodistruzione, di estinzione.
Ebbene sì, perché l’uomo crede di essere invincibile al punto tale da poter sopravvivere senza il proprio polmone vitale. Un pensiero irrazionale e insensato, che – prima o poi – lo porterà a fare i conti con i propri limiti.
Fortunatamente, però, non tutti gli umani hanno sviluppato pensieri del genere.
C’è ancora chi si rende conto che se procuriamo del male alla Terra, questa ce lo restituirà mille volte più potente e che, allo stesso modo, se le facciamo del bene, esso ci tornerà infinitamente fortificato. C’è chi, seguendo questa giusta credenza, desidera vivere in armonia con la natura, senza imporvi la propria supremazia.
E, tra queste persone, ce n’era una in particolare, protagonista della nostra storia. Un vecchio di nome Antonio José Bolívar Proaño, che viveva proprio nel cuore della foresta amazzonica. Era un vecchio che trascorreva le giornate sperando di avere il maggior tempo possibile da dedicare alla lettura. Tempo per potersi perdere tra le pagine dei suoi libri preferiti, fatti di amore e sussurri.
Antonio José Bolívar leggeva tante storie, ma non avrebbe mai potuto immaginare che qualcun altro avrebbe mai letto la sua. Una storia fatta di grida e di natura. Di sopravvivenza e di ricordi.
La storia de “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”.
Antonio José Bolívar e i suoi libri
“Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere. Ma non aveva niente da leggere.”
-“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”; Luis Sepúlveda.
Quanti anni avesse Antonio José Bolívar non lo sapeva neanche lui.
La sua nascita non era stata registrata subito, dunque l’unica certezza che egli aveva era una.
Era vecchio.
Antonio José Bolívar era vecchio, ma ciò non gli impediva di essere totalmente autosufficiente nella cittadina di El Idilio. Lì viveva nella sua casetta vicino all’acqua e ogni giorno si beava della vista della natura che lo circondava.
Tuttavia, ciò che più di ogni cosa lo rendeva felice erano i libri. Ma non libri qualsiasi, no.
Romanzi d’amore.
Ebbene sì, quel vecchio senza peli sulla lingua, capace di stendere chiunque gli mettesse i bastoni tra le ruote, amava i romanzi d’amore. Soprattutto quelli drammatici, quelli colmi di lacrime e sofferenza. Amava quelle storie in cui l’affetto dei personaggi era talmente alto da spingerli alle azioni più disparate e sincere.
Perché adorasse tanto quel genere di storie, nessuno riusciva a capirlo.
Eppure, sarebbe bastata una sbirciatina nel passato del vecchio per capirne le ragioni. Oppure, dato che quello sembrava essere rinchiuso dentro mura inespugnabili, sarebbe stato sufficiente guardare al suo presente. Un presente fatto di crudeltà e d’ingiustizie.
Chi avrebbe mai preferito osservare quello al posto di un appassionante romanzo d’amore?
El Idilio e la tragedia
“I gringos se ne andavano e le pelli rimanevano lì a marcire, finché una mano diligente le gettava nel fiume, e i tigrillos sopravvissuti si vendicavano sbranando qualche vacca famelica. Antonio José Bolívar si occupava di tenerli a freno, mentre i coloni rovinavano la foresta costruendo il capolavoro dell’uomo civilizzato: il deserto.
-“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”; Luis Sepúlveda.
Di barbarie, Antonio José Bolívar, ne aveva viste tante nella sua lunga vita.
Il suo cuore aveva incassato duri colpi, non era stato facile. Non all’inizio.
Aveva dovuto passarne tante prima di rimanere impassibile davanti ad esse?
No, sarebbe stata una speranza vana, perché di fronte alla crudeltà non si smette mai di soffrire.
Il vecchio assisteva inerme a sempre più ingiustizie, e più esse aumentavano, più cresceva in lui il desiderio di avere più libri. Più luoghi in cui rifugiarsi, più dolci parole che potessero salvarlo.
Antonio José Bolívar sapeva bene che da un momento all’altro sarebbe spuntato fuori l’ennesimo massacro, l’ennesima tragedia provocata dall’ingordigia umana e dalla sua sete di potere.
Non sapeva quando, ma era certo che sarebbe arrivata.
E così fu.
Dei tigrillos erano stati brutalmente uccisi, le loro pelli scuoiate e sventolate come trofei. E ciò aveva scatenato una folle sete di vendetta nel cuore della loro mamma. Nel sangue di un animale divenuto feroce e pericoloso. Pronto a tutto pur di dare una bella lezione a quella specie che tanto si credeva superiore alle altre.
Antonio José Bolívar l’aveva sentita arrivare, aveva percepito quella tragedia. Eppure, tanto aveva sperato che lui non avrebbe dovuto prenderne parte.
A cosa avrà portato il coinvolgimento del vecchio, mosso dal tentativo di mettere fine alla sete di sangue dell’animale?
“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” e il grido disperato della natura
“Antonio José Bolívar Proaño si tolse la dentiera, l’avvolse nel fazzoletto, e senza smettere di maledire il gringo primo artefice della tragedia, il sindaco, i cercatori d’oro, tutti coloro che corrompevano la verginità della sua Amazzonia, tagliò con un colpo di machete un ramo robusto, e appoggiandovisi si avviò verso El Idilio, verso la sua capanna, e verso i suoi romanzi, che parlavano d’amore con parole così belle che a volte gli facevano dimenticare la barbarie umana.”
-“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”; Luis Sepúlveda.
La lettura ci salva la vita.
Leggere significa rifugiarsi in luoghi fatti d’inchiostro e di emozioni.
Pagine che si susseguono in una danza di eventi sempre più coinvolgenti ci cullano e ci sostengono. Ci aiutano ad affrontare il passato, il presente e il futuro, schierandosi al nostro fianco.
I libri sono uno strumento potentissimo e chi è in grado di leggerli o possederli spesso non si rende conto dell’immensa fortuna che ha. Non si rende conto di quanto le sue conoscenze gli permettano di dare vita ad una fervida immaginazione, con la quale può addentrarsi senza problemi all’interno delle sue storie preferite.
Antonio José BolívarProaño, ad esempio, non si trovava tra quei fortunati.
Il vecchio, osservando la sua splendida foresta amazzonica dalla finestra della sua casetta, possedeva una misera quantità di romanzi. Li leggeva e rileggeva più volte, assaporandone ogni parola e ogni sfumatura.
Tuttavia, non tutto ciò che leggeva gli era facile comprendere.
Quel vecchio, che aveva vissuto praticamente da sempre nel cuore della foresta, non conosceva molte cose del mondo esterno e faticava a comprenderle quando le trovava nei suoi libri. Tuttavia, ciò che lo rendeva davvero felice era, in qualsiasi caso, poter leggere.
La scoperta di essere in grado di farlo ancora, dopo tanto tempo, lo aveva reso l’uomo più felice del pianeta. Gli aveva aperto una via di fuga dalla cruda realtà con cui era costretto ad imbattersi ogni giorno.
I suoi romanzi d’amore erano un rifugio sicuro a cui far ritorno dopo l’ennesimo grido lanciato dalla sua amata natura, brutalmente trattata dalla razza umana.
Ad ogni grido, Antonio José Bolívar rispondeva, correva e – nonostante l’età – s’affrettava a porvi rimedio, nel limite delle proprie capacità.
Antonio José Bolívar lo faceva, soccorreva quella meravigliosa ma tanto martoriata natura, perché sapeva che lui aveva i suoi romanzi ad attenderlo, mentre lei no.
Le pagine della grande Amazzonia non erano scritte con l’inchiostro, ma col sangue dei suoi figli e a questo, purtroppo, il vecchio non poteva porre rimedio.
Una settimana fa è venuto a mancare l’autore di questo libro, Luis Sepúlveda. Il COVID-19 lo ha portato via, ma la potenza delle sue storie resta e resterà per sempre. Le sue lotte contro le ingiustizie, il suo impegno nel portarle avanti – e ne è un esempio lo stesso “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” – non potranno mai essere cancellate. E, soprattutto, non saranno e non dovranno mai essere dimenticate.
Ecco perché vi invito a leggere quest’opera, acquistando o la copia cartacea o la copia digitale dallo store di Amazon.
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Buona lettura, che la richiesta d’aiuto della natura possa essere ascoltata al più presto.