Recensione: “L’albero al centro del mondo” – salite su in alto!
Un piccolo romanzo che porta con sé un grande messaggio.
“L’albero al centro del mondo” di Jaco Jacobs vi attende placido tra i rami, ma non lasciatelo aspettare troppo!
«Quello che conta veramente è che tu e Leila avete attirato l’attenzione sull’albero.
Al giorno d’oggi ce n’è più bisogno che mai, di essere notati.
Sono troppi gli alberi, gli animali e le persone invisibili, che magari sono spariti così e di cui nessuno si ricorda.»
-“L’albero al centro del mondo”; Jaco Jacobs.
“Ehi, esisto anche io!”
L’uomo ha davvero tanti difetti.
Tanti, troppi, difetti.
Impone se stesso sugli altri – che siano della sua stessa specie o che appartengano al regno vegetale e animale – e crede di avere il diritto di farlo. Sacrifica la comunità e il suo stesso pianeta, giustificandosi dicendo che andava fatto per raggiungere il progresso, per avere più comodità.
L’uomo da sfogo al suo ego personale; talvolta non credendo di poter nuocere a chi gli sta vicino facendo ciò, e talvolta puntando proprio su quello.
Ma se c’è una cosa terribile, la più terribile di tutte, che l’uomo può fare dopo aver commesso tanti errori – e orrori – è dimenticare.
Lasciar cadere nell’oblio tutti coloro che sono rimasti vittime di un abuso di qualsiasi natura e rendere invisibile la loro storia è la cosa peggiore che si possa fare. E ciò vale sia nel caso di grandi tragedie che nei piccoli nuclei familiari.
Mettere da parte un individuo perché ritenuto diverso o ignorare i suoi problemi al punto tale da dimenticarci delle sue esigenze ha la stessa valenza negativa espressa qui sopra.
Tutti abbiamo bisogno di essere notati, di dire “ehi, esisto anche io!”.
C’è chi si dedica ad una professione rispetto ad un’altra nella speranza di essere notato. Chi compie gesti avventati per attirare l’attenzione su di sé.
E poi c’è chi decide di salire su un albero che sta per essere abbattuto dal Comune e di restare lì sopra pur di difenderlo.
Quell’albero – l’albero al centro del mondo – grazie a quel gesto, non sarà più invisibile.
Marnus, una presenza invisibile
L’adolescenza non è mai facile, per nessuno.
Men che meno per Marnus, un ragazzino di tredici anni che vive all’ombra dei suoi due fratelli.
Donovan, il fratello maggiore, è una gioia per gli occhi del padre per via della sua predisposizione allo sport; Adrian, il fratellino di nove anni, preoccupa e sbalordisce i genitori allo stesso tempo con la sua intelligenza fuori dal comune e il suo fiuto per gli affari!
E, guardando bene, proprio lì in mezzo, schiacciato fra le attenzioni ricevute da Donovan e Adrian, c’è Marnus. Anonimo e sottomesso, asseconda la nuova trovata per far soldi di suo fratello minore che, sfruttando la popolarità di Donovan, ha messo su un sistema di “lezioni di bacio” da parte di quest’ultimo per tutte le ragazze interessate e disposte a pagare.
Il tutto rigorosamente all’oscuro di mamma e papà.
Come se non bastasse, Marnus sta trascorrendo le sue vacanze di Natale lavando piatti a più non posso – esonerando i suoi fratelli dal farlo secondo i turni stabiliti. Perché mai?
Perché, ancora una volta, c’è lo zampino di Adrian nel mezzo.
Difatti, se Marnus desidera ricevere la sua paghetta – non datagli di certo dai suoi genitori ma da chi possiede più soldi in casa, ovvero Adrian –deve lavare sempre lui in cucina.
Dunque, ricapitolando, non manca proprio nulla nella vita del nostro protagonista senza speranza: è lo schiavetto personale dei suoi due fratelli; è il ragazzino meno considerato dai suoi genitori; è un totale disastro con le ragazze.
Sembrerebbe che la lista sia completa e che non possa esserci spazio per nuove voci nell’elenco.
Così sembrerebbe e così Marnus pensava.
Ma aveva torto.
Una nuova, inaspettata definizione stava per essere aggiunta sotto la voce “Marnus” nel vocabolario.
Definizione inserita in seguito all’incontro con una ragazzina della sua età di nome Leila che aveva bussato alla porta di casa sua proprio mentre asciugava i piatti.
Definizione che recita più o meno così: “Marnus; è uno dei due ragazzini che si è arrampicato sui rami del witkaree in mezzo al parco per salvarlo dalle motoseghe del Comune.”
Leila e il suo albero al centro del mondo
Tredicenne bionda con occhi grandi, azzurri e ciglia scure.
Questa è stata la prima lettura effettuata da Marnus alla vista di Leila, sulla soglia di casa sua. Una lettura superficiale, ma giustificata e veritiera. Sebbene altamente incompleta.
Eppure, proprio qualche istante dopo che Leila ebbe aperto bocca, spiegando il motivo della sua venuta, Marnus riuscì ad aggiungere un nuovo aggettivo che la descrivesse.
Insolita.
Leila era insolita perché non si trovava lì per avere una “lezione di bacio” da Donovan – come richiedeva ogni ragazza che si presentava alla loro porta – ed era insolita perché ciò che andava cercando era semplicemente una firma.
Leila stava raccogliendo firme in tutto il vicinato per una petizione con la quale sperava di fermare i lavori del Comune. Questi, che prevedevano l’installazione di un gasdotto, non potevano avviarsi se prima non fosse stato abbattuto l’albero al centro del parco, ma Leila non poteva permetterlo.
Forse starete pensando che la ragazzina stesse assumendo un atteggiamento esagerato. Era solo un albero, dopotutto!
Ed è qui che vi sbagliate. È qui che vi state dimostrando superficiali tanto quanto Marnus nell’udire le parole di Leila.
Perché quello non era un albero qualsiasi. Ma era l’albero al centro del mondo.
Il mondo di Leila.
Il witkaree, ovvero l’albero in questione, aveva un forte valore affettivo per la ragazzina, poiché era proprio su quell’albero che suo padre le aveva insegnato ad arrampicarsi per la prima volta.
E fu proprio grazie a quell’abilità di arrampicata che Leila poté sfrecciare rapidamente in mezzo agli uomini del Comune, giunti sul posto mentre lei mostrava l’albero a Marnus, e salire subito su di esso. Una volta lì sopra nessuno avrebbe potuto toccare l’albero.
Ma sarebbe bastata la sua sola presenza a far demordere quegli uomini?
Ovviamente no.
Ecco perché, senza nemmeno rendersi conto di ciò che stava facendo, Marnus sfrecciò allo stesso modo di Leila proprio un momento dopo la sua arrampicata, aggrappandosi anch’egli ai rami e posizionandosi al fianco della ragazzina sconosciuta.
Eccoli lì, i due ragazzini avventati alle prese con la loro folle determinazione.
Un gesto, il loro, che ben presto contagerà passanti e curiosi, unendo tutti sotto un’unica e grande volontà: lottare per ciò che si crede giusto.
“Non si è mai troppo grandi per arrampicarsi sugli alberi”
«Non si è mai troppo grandi per arrampicarsi sugli alberi» mi ha risposto Leila sorridendo.
Accarezzava le foglie e mi guardava, con la testa inclinata.
-“L’albero al centro del mondo”; Jaco Jacobs.
Non è mai troppo tardi per difendere un ideale.
Non è mai troppo tardi per chiedere aiuto.
E non è mai troppo tardi per far capire a chi amiamo che sta commettendo un errore.
Se c’è la volontà di farlo, siamo tutti in tempo per cambiare ciò che non ci soddisfa della nostra vita e, nel momento in cui decideremo di agire, noteremo che il nostro gesto scatenerà una reazione a catena. Una reazione che spingerà chi ci sta intorno a fare lo stesso che abbiamo fatto noi, a non mollare.
Ad arrampicarsi sul proprio albero al centro del mondo.
E voi?
Avete voglia di sedervi al fianco di Marnus e Leila?
Lasciatevi cullare dal suono del vento che accarezza le foglie e passate una mano sulla ruvida corteccia del witkaree per sentire tutte le sue venature. Non vi pentirete di tale contatto e, chissà, magari sarà proprio grazie ad esso che vi renderete conto che anche voi volete difendere il vostro albero.
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Buona lettura, e attenti a dove mettete i piedi mentre vi arrampicate fra i rami!