Recensione: “Le leggende della tigre” – alla scoperta della Russia
La fredda Taiga può sembrare un luogo inospitale, ma dal suo cuore pulsante si generano calde parole che avvolgono chiunque voglia ascoltarle: “Le leggende della tigre” di Nicolai Lilin.
“Se apri il tuo cuore e ti liberi dalle distrazioni, riesci a percepire dentro di te la sua energia pulsante, il suo respiro che ti attraversa il corpo. Nella foresta puoi sentire quello che sentono gli altri esseri viventi e persino, qualche volta, condividere il loro sguardo, entrare nella loro pelle.”
-“Le leggende della tigre”; Nicolai Lilin.
Il fruscio delle foglie ti invita ad entrare, come un dolce sussurro ti guida nella foresta.
Non c’è nessun altro intorno a te – o almeno questo è ciò che credi – e quando inizi a muovere i tuoi primi passi lungo il sentiero scavato dall’acqua e dal vento, senti solo il tuo respiro incerto.
Eppure, circondato da quell’assordante silenzio, senti che c’è un rumore insistente che non ti fa godere a pieno della quiete che ti circonda. Ti chiedi cosa sia mai quel rumore.
Sono i tuoi pensieri.
Uno dopo l’altro – no, uno insieme all’altro – si affollano nella tua mente, si accavallano e si mischiano. Corrono troppo veloci per poterli afferrare.
Così, capendo che non potrai mai affidarti completamente alla pace della foresta insieme ai tuoi interminabili pensieri, decidi di farli tacere.
Ed ecco che accade l’impensabile.
Proprio nel momento in cui le distrazioni volano via, un mondo di suoni esplode tutto intorno a te. Ma stavolta nessuno di essi ti infastidisce.
È il canto degli uccelli, il cicalio degli insetti, il linguaggio degli alberi, il movimento delle volpi. È la natura.
Ti sta parlando e tu, finalmente, sei in grado di ascoltarla.
La natura è grande, immensa ed eterna nel suo ciclo vitale, tuttavia ha bisogno di essere ascoltata. Ed è per questo che uomini saggi, che l’avevano compreso, iniziarono a narrare storie su di lei. Storie che avrebbero smosso gli animi impolverati e raggrinziti e che li avrebbero spinti a porre più attenzione a ciò che ci dà la vita.
Si tratta di storie che molti credono essere semplici fantasie, ma che sono state diffuse ugualmente in ogni luogo, tempo e civiltà.
Miti e leggende.
Ed è in una notte di vyuga – una tremenda tempesta di neve – che Maxim e Aleksej si ritrovano ad ascoltare alcune di queste storie, inconsapevoli del fatto che nulla sarebbe stato più come prima al termine di quei racconti. Perché non si trattava di racconti qualsiasi.
Essi erano le “Leggende della tigre”.
Due veterinari in balia della Taiga
“Nella foresta non esiste la vostra idea di ricchezza e povertà. Qui viene considerato ricco colui che vive più a lungo, o chi ha molta esperienza e la condivide con gli altri, e povero chi non ha buona salute o muore giovane, chi ha poco da raccontare o chi non vuole condividere nulla con gli altri.”
-“Le leggende della tigre”; Nicolai Lilin.
L’aria ghiacciata vorticava furiosamente tra gli alberi, cozzando con estrema brutalità sui volti di Maxim e Aleksej.
Fossero stati dei cacciatori esperti avrebbero subito captato i segnali dell’imminente arrivo della tempesta, ma, purtroppo, erano solo due poveri veterinari in cerca di un raro esemplare di tigre bianca.
La tigre necessitava di un aiuto immediato e loro, senza prestare ascolto alle raccomandazioni del loro cari – che li avevano avvertiti di quanto potesse essere pericoloso affrontare quel viaggio – avevano proseguito nel loro cammino, e adesso ne pagavano le conseguenze.
Quando la tormenta soffia con tale intensità, ogni lembo di pelle scoperto che viene a contatto con essa inizia a bruciare tanto da sembrare andare a fuoco. I movimenti diventano difficili, se non impossibili, e persino respirare non è più un’impresa facile.
Per non parlare della neve.
Rischi di essere travolto senza nemmeno rendertene conto, e a quel punto c’è ben poco da fare.
Forse Maxim e Aleksej non erano stati in grado di decifrare i segnali che la natura aveva mandato loro, ma di una cosa ora erano certi.
Se non avessero trovato un riparo al più presto, sarebbero stati spacciati.
Che la natura avesse voluto dar loro una seconda possibilità?
Forse.
Perché un bambino misterioso, dalla pelle chiarissima, era sbucato fuori dal nulla all’improvviso e – per niente turbato dalla bufera che imperversava – aveva indicato ai due amici una casetta in mezzo alla foresta.
Stavolta gli sfortunati veterinari non se l’erano fatto ripetere due volte.
Potevano aver frainteso i segnali di pericolo, ma non avrebbero frainteso il gesto di quel ragazzino.
Per salvarsi, dovevano raggiungere la baracca.
E così, seppur con molta fatica, i due erano finalmente giunti in un riparo sicuro.
Ma non erano soli.
E non perché il loro salvatore li avesse seguiti fin dentro – tutt’altro, era scomparso esattamente così com’era arrivato, nel nulla – piuttosto perché la casetta era abitata.
L’uomo che Maxim e Aleksej trovarono all’interno aveva – per quanto possibile – un aurea ancor più misteriosa di quella del ragazzino, nonostante ciò non lo rendesse affatto spaventoso.
Quell’individuo emanava serenità, autocontrollo e affabilità.
Era un vecchio molto alto, con spalle possenti, folta barba e un sorriso sincero come quello dei bambini che gli illuminava il volto.
Il suo nome era Filaret.
La voce del vecchio cantastorie
“Puoi avere scienza e tecnologia, puoi rompere la terra e tirarne fuori tutti i tesori che nasconde, ma non troverai mai la felicità. Il vero tesoro è l’armonia con il mondo intorno a te, l’equilibrio tra tutte le creature viventi.”
-“Le leggende della tigre”; Nicolai Lilin.
Il fuoco scoppiettante nel caminetto della vecchia casetta era un toccasana in quel momento.
Fuori vyuga non sembrava volerne sapere di terminare e il contrasto col freddo dell’esterno faceva apparire il tepore del fuoco più accogliente che mai.
Eppure, Aleksej e Maxim non erano poi tanto certi che fosse quello a riscaldarli.
Avevano sentito dire tante volte che una buona storia scalda il cuore, ma non credevano potesse essere tanto vero.
Avevano dubitato, ma difronte alle parole pronunciate da Filaret non sarebbero più stati miscredenti.
Le leggende che quello strano individuo aveva iniziato a raccontagli – storie di spiriti e sciamani, cacciatori e viaggiatori, cercatori d’oro, briganti e pionieri di quelle terre selvagge – accendevano una curiosità, fascino e stupore tali da elettrizzare i loro corpi per intero.
Li scuotevano, li spingevano a riflettere e a domandarsi quale fosse il vero valore nella vita.
Quello materiale o quello spirituale?
La risposta sembrava essere scontata, a quel punto.
Ma ciò che, invece, sembrava restare un quesito privo di responso era l’identità di Filaret.
Era davvero un semplice cacciatore ben disposto a narrare storie?
O era la foresta a dar voce ai suoi racconti?
La soluzione era proprio dietro l’angolo.
“Le leggende della tigre” – un piccolo gioiello di racconti siberiani
“Come quei minuscoli insetti assaltano i giganti, così gli uomini si buttano sulla Siberia. Spinti dalle loro ambizioni, distruggono la vita per trasformarla in oggetti di pregio o soprammobili con cui decorano la loro esistenza vuota.”
-“Le leggende della tigre”; Nicolai Lilin.
È da considerarsi vuota un esistenza priva del contatto con la natura, secondo Nicolai Lilin.
E non ha tutti i torti.
È solo grazie ad essa se esistiamo, e se continuiamo a farlo.
Senza la natura non avremmo speranza di sopravvivere.
O meglio, forse riusciremmo a farlo, ma di sicuro non sarebbe altro che quello.
Sopravvivere, non vivere.
E c’è una grande differenza.
Ecco perché l’autore di questa splendida raccolta di miti e leggende siberiani sofferma la sua attenzione sulla narrazione di storie che facciano riflettere su ciò che facciamo ogni giorno. Sul nostro modo di vivere e sopravvivere.
Nei confronti della società e, in primo posto, nei confronti della natura.
Lilin ci ricorda quanto possa essere facile perdersi, lasciarsi andare ai piaceri terreni e agli eccessi di potere, ma ci fa presente anche a cosa porti tutto ciò alla fine.
Ci ricorda che non è quella la strada per la felicità.
E voi, siete pronti a riscoprirla?
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Che aspettate?
La Taiga vi attende.
Buona lettura, che le parole di Filaret vi accompagnino nelle vyuga della vostra vita.