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Recensione: “De Opale Raptus” di Gavriel Sevrin

Preparatevi a incontrare le creature più impensabili in “De Opale Raptus” di Gavrien Sevrin, e a imbattervi in oscuri segreti!


“L’orgoglio di poter far risorgere qualsiasi creatura mise radici e crebbe come erbaccia su un campo fertile, avvelenando il loro sano spirito di scoperta. Spinti da questa nuova forza, riuscirono perfino a far nascere esseri viventi di cui rimaneva solo qualche misero resto.”

-“De Opale Raptus”; Gavriel Sevrin.


Goccia dopo goccia, il mare della conoscenza si espande. Le sue acque tranquille s’increspano, la luce del sole inizia a generare riflessi cangianti, i fondali oceanici si risvegliano. Creature d’ogni sorta aprono gli occhi e capiscono che è tempo di agire: il sapere ha toccato un punto di non ritorno.

Fino ad allora, solo docili correnti avevano fatto ondeggiare il mare della conoscenza, cosicché la sua immensità non rappresentasse un pericolo ma una fonte di grandi risorse. Attingere alle informazioni che quella distesa marina conteneva permetteva di crescere, di evolversi e di migliorare.
Ma poi, tutto è cambiato.

Ora l’oceano ha preso il sopravvento, il leviatano fa la sua comparsa, vortici marini trascinano giù negli abissi. Il potere della conoscenza è fuori controllo e sta inghiottendo coloro a cui era soggiogato. Non è più una risorsa, ma una minaccia. Non è più uno strumento per donare la vita, ma uno per distruggerla.
E, in uno scatto di follia, è così che i Creatores di “De Opale Raptus” persero tutto ciò che avevano ottenuto. Proprio tutto.
O forse no…

Francesco Caldomartello e la sua vita da bibliotecario

Dettaglio "De Opale Raptus"
La biblioteca in cui il giovane lavora conserva testi considerati eretici, che l’Inquisizione mal vede.

“L’attenzione di Francesco spaziò poi su tutti gli ospiti, incontrando il loro sguardo: ognuno aveva occhi di un colore diverso, che passavano dal nero ebano al verde intenso. Ed erano tutti puntati su di lui…”

-“De Opale Raptus”; Gavriel Sevrin.


Silenziosa, isolata, tranquilla.
È questa la vita che ci si aspetta da un apprendista bibliotecario. Ma, se in minima parte per Francesco Caldomartello è davvero così, per il resto è lungi dall’essere serena o semplice.

La biblioteca in cui il giovane lavora conserva testi considerati eretici, che l’Inquisizione mal vede. E, di conseguenza, anche tutti i compaesani di Francesco. Solo il suo maestro, colui che effettivamente si prende cura della biblioteca, non gli sta lontano o lo guarda con sospetto. Questo perché, in effetti, è proprio lui che lo ha voluto indirizzare lungo quella strada.

Oltre alle occhiatacce e alla cattiva reputazione, però, il lavoro da apprendista del ragazzo risulta arduo anche per altri motivi. La ricopiatura, ad esempio, è un’attività che dall’esterno può apparire facile e noiosa, mentre la difficoltà che comporta è elevata. Se si compie un minimo errore, infatti, bisogna ricominciare tutto da capo.

Sbaglio dopo sbaglio, sguardi sospettosi dopo sguardi sospettosi, Francesco si ritrova a domandarsi perché sia toccato proprio a lui. Perché il suo maestro bibliotecario insista tanto ad andare contro l’Inquisizione e perché la sua vita sia quella che è.
Ma, un giorno, tutte queste domande svaniscono.
Una sconosciuta dagli occhi magnetici e i suoi compagni giungono senza preavviso, stravolgendo per sempre la vita di Francesco.

La Caverna Conservationis


“Il dado è tratto, non possiamo fare altro che aspettare. E sperare: i pregiudizi possono essere più resistenti del diamante.”

-“De Opale Raptus”; Gavriel Sevrin.


Interminabili scalinate, giochi di specchi, foreste rigogliose e lande desolate.
La gigantesca e surreale Caverna Conservationis in cui Francesco si ritrova catapultato presenta questo e molto altro.

Abitato da diverse razze, che solo nei miti e nelle leggende più antiche fanno la loro comparsa, quel luogo stordisce il giovane, facendogli seriamente dubitare di essere sveglio. O vivo.
Le bizzarrie che lo circondano sono troppe per essere vere, eppure Francesco dovrà arrendersi all’evidenza.
Non sta sognando; quella intorno a lui è la pura realtà.

Lo sbalordimento e lo shock provato dal ragazzo, però, non è a senso unico. Anche tutte le creature che popolano la Caverna sono sbigottite quanto lui. Forse persino di più. Ed è per questo che la sua venuta mette sottosopra ogni cosa, non passando affatto inosservata.

Ma se da un lato Francesco teme l’ignoto e, dunque, tutto ciò che è contenuto nella Caverna Conservationis, dall’altro si fa via via sempre più curioso, pur mantenendo alto il livello di paura e smarrimento. Che ben presto si tramuteranno in terrore puro, non appena i segreti di quel luogo fatato verranno a galla.

“De Opale Raptus” – l’inizio di un’immensa avventura

Fantasy "De Opale Raptus" di Gavriel Sevrin
“De Opale Raptus” di Gavriel Sevrin, in versione digitale.

“Coglieva ogni dettaglio dell’Opalus, e notò con stupore come i colori attorno al turbine assomigliassero in qualche modo a un cielo frastagliato da nubi di stelle.”

-“De Opale Raptus”; Gavriel Sevrin.


Il sapere è un’arma a doppio taglio. Difende, attacca, stordisce o ferisce. Bisogna saperlo maneggiare, altrimenti si rischia di soccombere al suo influsso.
Un influsso capace di creare mondi e di devastarli.

Francesco Caldomartello è apprendista bibliotecario e sa bene quanto potere può contenere un libro, quanto può essere pericolosa la conoscenza. Alcuni dei tomi presenti nel luogo in cui lavora, infatti, sono considerati oscuri ed eretici, e dovrebbero essere distrutti. Ma Guglielmo Scudieri, il bibliotecario, si rifiuta di farlo, continuando a preservarli.
Se il sapere non fosse tanto importante, nessuno temerebbe dei semplici libri.

Eppure, Francesco verrà in contatto con un altro tipo di conoscenza, con un altro genere di sapere. Molto più assurdo, pericoloso e tremendo di quello contenuto nei libri della sua biblioteca. Un sapere che giunge da un lontano passato e che ha dato vita a mondi infiniti e assurde creature.
Il sapere dei Creatores.

Chi erano quegli individui?
Che fine hanno fatto?

La mente di Francesco si popola di ansie e domande quando giunge nella Caverna Conservationis, ma solo pochissimi quesiti troveranno subito una risposta. Per tutti gli altri, il giovane dovrà attendere. E sperare di arrivare vivo al momento in cui scoprirà la verità.

Stile di scrittura

Il XIV secolo apre le porte alla narrazione di “De Opale Raptus” di Gavriel Sevrin, tra vecchi testi e misteriose figure. Con uno scorcio su una cittadina del tempo, conosciamo la mentalità ottusa dei paesani e quella aperta dei bibliotecari che si oppongono all’Inquisizione. A farci da occhi in questo contesto è Francesco Caldomartello, figlio di un fabbro ma apprendista bibliotecario. È lui che seguiremo per l’intera vicenda e, sempre lui, che dovrà fare i conti con gli eventi magici che si presenteranno lungo il suo cammino.

Il salto che il protagonista compie tra il nostro mondo e quello fantastico dà inizio al suo viaggio, e avviene in maniera decisamente particolare, incuriosendo il lettore e ponendogli subito in testa mille domande. Tuttavia, non appena Francesco mette piede nel luogo popolato dalle creature mitologiche, i quesiti crescono in maniera decisamente troppo esponenziale.

Se da un lato, infatti, è ottimo suscitare curiosità nel lettore tramite elementi che non conosce e che desidera scoprire, dall’altro dargliene in quantità eccessiva tutti in una volta rischia di confondere e basta. Ecco perché, rispetto alla parte iniziale, il corpo del testo ambientato nel contesto fantasy risulta meno scorrevole. L’autore presenta troppi aspetti e personaggi, rendendo un po’ ostica l’entrata in questa nuova realtà. Allo stesso tempo, però, si evince il grande studio e l’attenzione che Sevrin ha riposto nella creazione del suo mondo fantastico, svolgendo un ottimo lavoro.

La trama è intrigante, con i suoi segreti e le scoperte sconvolgenti contro le quali ci s’imbatte. Sono proprio queste il punto forte del libro, poiché spronano a continuare la lettura al fine di far emergere tutta la verità!

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Buona lettura, che possiate sempre scorgere la bellezza del diverso e non allontanarlo.