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Recensione: “Il regno di rame” di Chakraborty – review party

Se la magica atmosfera de “La città di ottone” vi aveva stregato, non potrete fare a meno del suo seguito: “Il regno di rame” di S.A. Chakraborty edito Mondadori!


“La guardò, con gli occhi carichi di un’emozione che lei non riuscì a decifrare. «Dovresti sapere che, quando si arriva al dunque, sono un Qahtani. Mio padre è il mio re. Prima di ogni altra cosa, sarò sempre fedele a lui.»”

-“Il regno di rame”; S. A. Chakraborty.


Profili partecipanti al review party.

Tempeste di sabbia s’innalzano, mentre i venti torridi prosciugano le sorgenti. Gli scorpioni attendono nell’ombra, i serpenti sibilano e si preparano a iniettare il loro veleno. I coccodrilli spalancano le loro fauci, pregustando il sapore del sangue. Tutti letali, tutti pronti a colpire, soffocare, divorare.
Sono i pericoli del deserto, direte voi.
Sono le insidie dell’anima, rispondo io.

Annidate nella parte più profonda degli uomini, le ansie, le paure, i tormenti, le vendette, danno vita a catastrofi naturali che non si sviluppano sulla crosta terreste. Ma non per questo sono meno devastanti.
I dissidi che fanno vibrare il cuore dell’umanità possono manifestarsi con irruenza, con rapidità, nel mondo esteriore. La maggior parte delle volte, però, rimangono silenti per tanto tempo, acquistando sempre più potenza e furia distruttiva. Quando emergono, infine, radono al suolo ogni cosa, senza pietà.

Una delle lotte più cruente, dalla quale è arduo uscirne vincitori e a cui quasi ogni uomo deve far fronte, vede in campo il senso del dovere e i desideri. Entrambi dotati di un’immensa forza, quando si scontrano fanno sanguinare colui dentro al quale la battaglia ha luogo. Lo fanno vacillare, anche nel momento in cui crede di aver trovato una soluzione, anche quando pensa di aver fatto la sua scelta senza ripensamenti.
Perché seguire ciò che va fatto, ciò che deve essere, non sempre porta al coronamento dei propri sogni. Tutt’altro. Spesso li manda in frantumi.

E saranno tanti i cocci da raccogliere lì dove alle tempeste di sabbia dell’anima si uniscono quelle vere del deserto. Saranno grandi le sfide da affrontare, numerosi i nemici a cui far fronte.
Sarà ne “Il regno di rame” che la catastrofe si scatenerà.

Gli Al-Qahtani, tra giustizia e lealtà

"Il regno di rame" di Chakraborty_mappa
Dettaglio della mappa sulla città di Daevabad.

“«Non si smette di combattere una guerra solo perché si perdono delle battaglie, Alizayd. Si cambia tattica.»”

-“Il regno di rame”; S. A. Chakraborty.


L’immensità del palazzo reale di Daevabad è proporzionale al pugno di ferro con cui Ghassan Al-Qahtani governa la città. Gigantesco, inattaccabile, indistruttibile. Il potere del sovrano si riversa lungo le vie, tra i bazar, dentro i cuori dei jinn. E non ammette il tradimento.
Lui è il difensore della fede, il detentore del magico Sigillo di Solimano e nessuno deve osare mettersi contro di lui. Nessuno può anche solo pensare che le sue decisioni non siano corrette. Nessuno. A cominciare dai membri della sua stessa famiglia.

Zaynab, cresciuta nell’harem del sovrano, è astuta e intelligente, e proprio per questo non sfida mai apertamente suo padre. Muntadhir, primo genito ed emiro, si sente schiacciato dalla volontà di Ghassan e dal peso della sua posizione di erede al trono. Così, né lui, né la sorella costituiscono una minaccia per l’operato del re di Daevabad.
No, loro no. Ma Alizayd sì.

Sin dalla tenera età, ad Ali è stato inculcato un unico scopo nella vita: diventare qaid di Muntadhir. È stato addestrato a combattere, a sopportare di tutto, affinché un giorno potesse proteggere suo fratello da qualsiasi pericolo. Eppure, le sue priorità sono cambiate drasticamente dopo il terribile incidente che lo ha visto direttamente coinvolto. Un incidente che lo ha portato dritto tra le braccia della morte. O meglio, dei marid.

In seguito all’acquisizione di strani poteri, e ai suoi già dichiarati dissensi nei confronti delle azioni del padre, Alizayd ha assunto i connotati di un’evidente minaccia. Pertanto, è stato esiliato, condannato a fuggire per sempre dai sicari di Ghassan.
Ma basterà tutto ciò per togliere di mezzo il principe e la sua nuova natura?

I sacri Nahid e i loro nemici


“Per quanto gli indumenti e la maschera fossero belli, erano pur sempre geziri, e Nahri non aveva alcuna voglia di vedersi addosso gli indumenti dei suoi nemici.”

-“Il regno di rame”; S. A. Chakraborty.


Da diverse generazioni, sul trono della città di ottone siedono gli Al-Qahtani. Giunti per soccorrere gli shafit, individui nati dall’unione dei jinn e degli uomini, presero possesso di Daevabad, sottraendola a coloro che l’avevano fondata. Sottraendola ai Nahid.

Benedetti da Solimano, i Nahid erano una tribù daeva dalle straordinarie doti mediche e magiche. Erano venerati e adorati. Ma erano anche temuti. Proprio da quegli shafit che i Qahtani giunsero a salvare.
Ripugnavano il frutto dell’accoppiamento fra jinn e umanità, i sangue misto. Dovevano distruggerli, affinché i daeva capissero che era perverso continuare una pratica simile. Ma a finire distrutti, invece, furono proprio loro.

Vent’anni dopo la scomparsa degli ultimi Nahid, Nahri s’imbatte in Dara, leggendario Afshin che un tempo era al servizio dei benedetti da Solimano. Lo evoca per caso, per errore. Eppure, sarà a causa di quell’errore che la sua vita cambierà per sempre, scoprendo di essere l’unica sopravvissuta della tribù Nahid.
Incapace di trovare una spiegazione a ciò che le rivela Dara, dovrà comunque sottostare al suo volere e recarsi a Daevabad. Ma andare dritta fra le braccia dei nemici giurati della sua famiglia è tutt’altro che allettante.

Chi le assicura che non verrà uccisa subito?
Chi può dire che il ritorno di una Nahid non scuota totalmente le fondamenta della città di ottone?
Nessuno. Ma è ciò che Nahri fa. E così si ritrova immischiata in faide e problemi molto più grandi di lei, a cui dovrà far fronte volente o nolente. Problemi che cresceranno sempre più e che finiranno per distruggere ogni cosa. Compreso il cuore di Nahri.

“Il regno di rame” – un nemico letale all’orizzonte

Fantasy "Il regno di rame" di Chakraborty
“Il regno di rame” di Chakraborty in versione digitale.

“ “Navasatem.” Ali si sentì risuonare quella parola nella mente. In origine era stata una festività daeva, ma ormai tutte e sei le tribù rendevano omaggio all’inizio di una nuova generazione. Era stata introdotta per commemorare l’anniversario della loro emancipazione e per riflettere sulle lezioni impartite da Solimano, e in seguito si era trasformata in una frenetica celebrazione della vita stessa…”

-“Il regno di rame”; S. A. Chakraborty.


Alte, imponenti, impenetrabili. Le mura di Daevabad sono uniche, speciali, protettive. Con le loro sfumature d’ottone brillano sotto il cielo, pur restando ben celate dalle dune in un’oasi verdeggiante. Hanno assistito in silenzio allo scorrere della storia, al susseguirsi degli eventi. Ora pacati e benevoli, ora devastanti e cruenti. Qualsiasi cosa si accaduta, quelle mura sono rimaste sempre lì, a proteggere.
E a imprigionare.

Con gli Al-Qahtani al potere, Daevabad ha attraversato fasi sanguinose e dure. A cominciare dall’insediamento di quella famiglia, la sofferenza non ha mai abbandonato del tutto le strade della città. Eppure, i Qahtani erano venuti proprio per estirparla. Avevano marciato contro i Nahid, additandoli come barbari trucidatori dei sangue misto. Erano giunti in soccorso degli shafit e si erano proclamati difensori della fede.
Ma hanno mantenuto la parola data?

Nahri, ormai ben lontana dal suo amato Cairo, ha soggiornato abbastanza a Daevabad per capire che così non è stato. Ghassan, l’attuale sovrano, governa con tirannia sulla città, soggiogando i più deboli e non ascoltando la sofferenza dei sangue misto. Si mostra sordo e cieco davanti all’evidenza e, pur di mantenere alto l’onore della famiglia e del suo volere, arriva persino a esiliare suo figlio Alizayd.

Ma c’è una terribile minaccia, nel desolato nord. Una minaccia che né Nahri, né Ghassan, né nessun altro può lontanamente prevedere. È tremenda, distruttiva e non impiegherà molto ad arrivare. Scuoterà le eterne mura d’ottone, dilanierà i cuori dei jinn, degli shafit e di chiunque si troverà sul suo cammino. E sarà allora, e soltanto allora, che verrà messa alla prova la vera forza di ognuno. Perché non è il trono a rendere potente un re, ma il suo spirito.
Chi sarà tanto forte da sopravvivere?

Stile di scrittura

Inebriarsi dei profumi e dei sapori dell’oriente, lasciarsi ammaliare dai suoi colori, dalle sue spezie, dalle sue magnificenze. È impossibile non farlo, quando ci si tuffa tra le dune della trilogia di Daevabad. Ma non è solo beltà ciò che offrono la città di ottone e le splendide ambientazioni del suo mondo. Intrighi, misteri, terrori, sacrifici. Si mescolano all’aroma del tè e s’insinuano tra le lenzuola di lino. Fino ad arrivare dritti al cuore del lettore.

Con “Il regno di rame” di S.A. Chakraborty non ci troviamo dinnanzi a un secondo volume piatto e lento, di transizione, come spesso capita quando si arriva a metà di una storia. Gli eventi che mette in atto, lo sviluppo dei personaggi, i sapienti colpi di scena sono talmente tanti e talmente ben gestiti da lasciare senza fiato. Si divorano pagine su pagine, si gioisce, ci si angoscia, si prova persino paura. Non si rischia mai di annoiarsi, perché l’autrice riesce sempre a mantenere attiva l’attenzione di chi si accosta al suo libro.

Con uno stile di scrittura non da meno del primo volume, in cui le parole straniere vengono usate alla perfezione e s’inseriscono subito nell’immaginario del lettore, Chakraborty coinvolge pienamente e non fa sentire affatto la lunghezza dell’opera. Anzi, quando si giunge al finale, dopo mille peripezie e momenti adrenalinici, si arriva persino a pensare che il testo si sia concluso troppo presto. La smania di gettarsi immediatamente verso l’ultimo capitolo della serie diventa forte, fortissima, e non si può ignorare. Ed è per questo che per chi, come me, non legge libri in lingua originale, la supplica di avere subito tra le mani il prossimo testo si alza a gran voce!

Se le mie parole sono riuscite a convincervi a leggere quest’opera, vi invito ad acquistarne subito una copia su Amazon! Ovviamente, se non aveste ancora letto il primo volume, potete recuperarlo sempre su Amazon e poi tuffarvi in questo secondo capitolo.

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Ringrazio la Mondadori e la Oscarvault per la copia digitale in omaggio e Cindarella Nia per aver organizzato l’evento!


Buona lettura, che possiate sempre distinguere la strada errata da quella giusta, anche se spesso essa appare come la più difficile da seguire.