Collaborazioni,  Narrativa

Recensione: “L’angelo con le rughe” di Santagati

In un batter d’ali può essere racchiusa una vita intera: “L’angelo con le rughe” di Manuel Santagati ve lo farà credere assolutamente.


“Ci sono gesti che, sebbene ripetuti all’infinito, la memoria custodisce come unici, e come tutti i ricordi sepolti e poi ritrovati nascono dai frammenti che un giorno torneranno a farci visita. Perché rievocare il passato è come timonare una barca a vela in mare aperto; sappiamo la direzione di rotta, ma mai con certezza dove ci porterà il vento.”

-“L’angelo con le rughe”; Manuel Santagati.


Nascosto nei recessi dell’animo umano, giace un tesoro.
Ogni uomo, ogni donna, ne possiede uno. È prezioso, dalle infinite sfaccettature, dai mille colori e odori. Non ne esiste uno uguale all’altro. Ogni tesoro è unico.

Man mano che si cresce il forziere si riempie sempre più, cosicché quello di un bambino sarà meno traboccante di quello di un anziano. Eppure, ugualmente importante.
Ma il tesoro di cui sto parlando non contiene solo pietre preziose e meraviglie d’ogni sorta. Contiene anche bolle oscure e aculei affilati. Perché quel forziere, quel baule che ognuno di noi custodisce, è colmo dei nostri ricordi.

Felici, sofferti, divertenti o strazianti. I ricordi sono il nostro bene più grande. Ci sanno ridare il sorriso nei momenti bui, ma possono anche trascinarci in un vortice da cui difficilmente riusciamo ad uscire. Ecco perché spesso interfacciarci con loro non è cosa da poco.
Che siano emozioni fortemente positive o incredibilmente negative, la potenza delle emozioni ci spaventa sempre.

Eppure è lì che troviamo le fondamenta di ciò che siamo. È da lì che dobbiamo partire se vogliamo cambiare il nostro presente e avere un più roseo futuro. Ed è ancora lì che siamo in grado di stringere ancora i nostri cari perduti. Lì, tutto quanto lì.
E per quanto possa essere dura non dobbiamo tirarci indietro, dobbiamo fare come “L’angelo con le rughe” e ripercorrere i nostri passi. Affinché certe memorie non vadano smarrite.

Aldo Bonaventura, detto l’Angelo

"L'angelo con le rughe" di Manuel Santagati dettaglio
Il suo era un dono. Questo però non significava che sarebbe stato facile utilizzarlo a fin di bene.

“Alle spalle di lui, ottantadue anni di traversate sull’oceano degli anni e, per vele, solo alcune istantanee rubate allo scorrere del tempo.»

-“L’angelo con le rughe”; Manuel Santagati.


Nel reparto di pediatria dell’ospedale di Montigliano si aggira un angelo. Ma non un angelo qualunque, no. Bensì l’Angelo. L’angelo con le rughe.

Aldo Bonaventura, detto l’Angelo, si reca giorno dopo giorno dai piccoli pazienti dell’ospedale. Con i suoi ottantadue anni ma una forza mai sciupata, dà una mano spostando incubatrici o portando lenzuola pulite. Tuttavia, il suo vero scopo, il motivo per cui non lascia mai il fianco di quei bambini, sono le sue mani e la loro straordinaria capacità nascosta.

Quello che sono in grado di fare le singolari mani di Aldo è stato definito un dono da molti, durante la sua vita. Eppure, ci sono stati momenti in cui lui l’ha ritenuto una maledizione, un terribile castigo. Ha sofferto molto per colpa delle sue mani. Ma, ad un certo punto, si è reso conto che gli altri avevano ragione.
Il suo era un dono. Questo però non significava che sarebbe stato facile utilizzarlo a fin di bene. Avrebbe continuato ad alternare gioia e dolore. Avrebbe fatto ancora male.
Ma Aldo, adesso, sa che quella sofferenza gli è stata necessaria per arrivare al suo scopo.

Daniela Altieri, la giornalista


“Alle spalle di lei, sette anni di voci registrate, di storie trascritte, di vite raddoppiate e di sorrisi d’orgoglio.”

-“L’angelo con le rughe”; Manuel Santagati.


Spesso ci viene detto che nella vita tutto può accadere. Che basta un istante per cambiare tutto. E altrettanto spesso noi non ci crediamo. Pensiamo che se mai fosse vero, sarebbe qualcosa che sperimenterebbero gli altri, ma non noi.
No, a noi non può succedere.

Anche Daniela Altieri lo credeva. Dopo aver scoperto di avere un problema alle ovaie a causa del quale potrebbe svanire per sempre il suo sogno di diventare madre, Daniela ha perso la fiducia in tutto. Soffre, non sa cosa aspettarsi dal domani. E di certo non pensa che un semplice incontro possa cambiarle la vita.
Eppure, dovrà ricredersi.

Proprio a poca distanza dalla sala d’attesa in cui ha avuto la diagnosi che le ha distrutto le speranze, la giovane giornalista scorge una figura che la colpisce immediatamente. È un signore anziano, dalla cui persona trasuda un magnetismo che Daniela non può ignorare. Così, giorni dopo, torna in ospedale e chiede di lui. Vuole parlargli, scoprire ciò che fa in quell’ospedale, intervistarlo.
Ed è così che il suo cammino e quello di Aldo s’incontrano. Ed è così che la sua vita cambia per sempre.

“L’angelo con le rughe” – tra onde e frammenti

Libro "L'angelo con le rughe" di Manuel Santagati
“L’angelo con le rughe” di Manuel Santagati.

“«Lei non può saperlo, certo, ma spero potrà credermi sulla parola: con questo gesto, ho sentito la storia dei miei pensieri, tutti. Ho sentito quanto queste dita soffrono del loro dolore e quanto i miei ricordi possano aiutarle a non demordere, ad andare avanti. Sa perché? […] Perché ho un obiettivo. Ci sono così tanti bambini da aiutare, così tanti. E queste mani servono a questo scopo, il più nobile. […] Io amo la mia diversità, perché mi fa sentire un supereroe.»”

-“L’angelo con le rughe”; Manuel Santagati.


Una valigia, una vita intera.
Aldo Bonaventura lascia scorrere tra le sue dita storte migliaia di fotografie in bianco e nero. Un tremito lo percorre per ognuna sulla quale posa lo sguardo. A tratti deve persino metterle via, e lasciar riposare il cuore per qualche istante. Le emozioni sono troppe. I ricordi, sono troppi.

Poi, adagio adagio, Aldo ricomincia e, improvvisamente, non si trova più nella sua camera da letto, solo con le sue fotografie. È seduto su una panchina, al parco Gorkij, e, al suo fianco, una giovane giornalista di nome Daniela Altieri lo sta intervistando. Il nastro scorre, registrando le parole di colui che si è guadagnato l’appellativo di Angelo. L’angelo con le rughe.

Frammenti e onde si alternano nelle memorie di Aldo. Si agitano, si scontrano, si amalgamano. Chi con più aggressività, chi con più dolcezza, frammenti e onde vengono fuori. S’imprimono nella registrazione di Daniela, facendole vivere sensazioni speciali. Proprio in un periodo buio e triste come quello che sta passando, la giornalista si ritrova a provare delle emozioni incredibili che la fanno riflettere molto.
Ma è quando le speciali mani di Aldo vengono a contatto con lei che avviene la magia. È lì che Daniela capisce perché l’uomo davanti ai suoi occhi viene chiamato Angelo.

Stile di scrittura

Perdersi tra i ricordi di qualcun altro, provare le sue stesse emozioni, sentirsi parte della vita da lui raccontata. È questo che accade leggendo “L’angelo con le rughe” di Manuel Santagati.
Il passato di Aldo, di Margherita e delle persone a loro legate – volenti o nolenti – emergono pagina dopo pagina attraverso frammenti di memorie. E così come Daniela Altieri, la giornalista grazie alla quale Aldo dà voce ai suoi ricordi, noi restiamo in silenzio ad ascoltare.

Lo stile di scrittura di Manuel Santagati è molto particolare. Non si tratta di una narrativa classica, bensì più poetica. Dietro ad ogni frase, infatti, si cela una riflessione davvero profonda. Alcuni paragrafi sono veri e propri spunti riflessivi e onirici. Sebbene gli argomenti trattati siano del tutto quotidiani, nel bene e nel male, essi assumono una parvenza mistica.

Dato il tipo di storia che viene narrata tra le pagine, trovo che lo stile utilizzato sia perfetto. Nonostante necessiti di una lettura più attenta e lenta, per queste sue caratteristiche, allo stesso tempo lo trovo ideale per dar voce a un libro come “L’angelo con le rughe”.

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Buona lettura, lasciate che il battito d’ali dei pettirossi accompagni ogni istante delle vostre vite.

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