Recensione: “Lo scrittore solitario” – nostalgia di tempi passati
La nostra vita è il più grande romanzo che possiamo scrivere: una frase che ben rappresenta “Lo scrittore solitario” di Nicola Ianuale. Ascoltate ciò che ha da dirvi quest’opera e scoprirete il perché!
“In una società che spesso e volentieri tendeva a estraniarmi, l’unica azione a me concessa era guardare da fuori quel che vi era dentro, soppesando il mondo per ciò che era realmente: una farsa colossale.”
-“Lo scrittore solitario”, Nicola Ianuale.
In un mondo costantemente connesso, la solitudine dilaga di giorno in giorno.
Nel tentativo di non essere emarginati, spesso siamo costretti a uniformarci alle masse, a mostrarci per ciò che non siamo davvero. Così facendo, pur restando parte di un gruppo, finiamo per sentirci soli.
Un gruppo composto da persone che non si conoscono davvero, che non si comprendono davvero e che non si ascoltano davvero. Ecco cos’è la società di oggi, agli occhi di molti.
Per lo stesso motivo, ci si sente sempre circondati da maschere, da persona false e bugiarde. Ognuno crea la propria immagine di sé, sceglie di mostrare quella a chi lo circonda e non il vero se stesso. Ma, in effetti, non sempre le maschere vengono indossate con la cattiva intenzione di innalzarsi sopra gli altri, di apparire migliori di quanto si è. Talvolta, la maschera che decidiamo di indossare può avere lo scopo citato prima – ossia far sì che nessuno ci lasci indietro – oppure può contenere un fine altro. Un valore decisamente più elevato di quanto chi s’imbatte in quella maschere possa immaginare.
Una maschera può nascondere in sé il desiderio di distruggere tutte le altre. Come una spia che s’insinua tra le fila nemiche, si mimetizza e resta in attesa. Non appena il momento propizio gli si mostrerà dinnanzi, colui che si cela dietro il fantoccio che ha creato getterà via il travestimento e smaschererà tutti gli altri.
Ma chi può farlo?
Chi può essere tanto audace da bramare un simile traguardo?
Sicuramente non un uomo comune. Non un individuo qualsiasi tra l’indistinta massa della società. No, solo un artista dal passato oscuro e dagli ideali ben chiari può pensarlo.
Solo “Lo scrittore solitario”.
Daniele Serpico, diciassettenne malato d’apatia
“Entrambi eravamo legati da un parallelismo non poco indifferente: due scrittori immersi in una realtà frivola e alla ricerca dell’impossibile.”
-“Lo scrittore solitario”, Nicola Ianuale.
Si può reagire in mille modi diversi a una delusione.
C’è chi urla al mondo la propria rabbia, chi piange e si dispera, chi sorride e si fa forza per andare avanti. E poi, c’è chi si chiude in sé stesso ed elimina qualsiasi reazione emotiva a tempo indeterminato. Daniele Serpico è uno di questi.
Diciassettenne di Mersano, chiamato “Dan”, ha chiuso il suo cuore in seguito a un esperienza che lo ha turbato profondamente. La sua apatia non lo preoccupa, anzi, quasi lo rasserena quando volge lo sguardo al mondo che lo circonda. Così finto, così ingiusto e macchiato dall’ego dell’uomo. Un mondo fatto da perdenti e da vincenti, le cui sorti non s’invertiranno mai. E a Dan, in quanto perdente, non resta altro che affrontare passivamente la vita, gettando in un cassetto i suoi sogni passati di diventare uno scrittore.
Nulla sembra essere capace di smuoverlo, niente suscita in lui alcuna reazione che lo faccia tornare a provare nuovamente dei sentimenti. Nulla, tranne la misteriosa Villa del 21.
Dominatrice della strada in cui vive Dan, quell’affascinante dimora è tutto ciò che riesce ancora a far ardere un piccolo fuoco nel cuore del ragazzo. La sua vista lo porta indietro nel tempo, gli fa ricordare i fasti di un periodo lontano in cui la società non era ancora marcia e il mondo era popolato da superbi scrittori. Ma la Villa è abbandonata, vuota e priva di vita. Esattamente come il presente di Dan.
Un giorno, però, avviene qualcosa di inaspettato. Scatoloni, merci, mobili. Qualcuno è finalmente giunto per abitare la Villa del 21. Un individuo misterioso di cui nessuno sembra sapere nulla.
Nessuno, tranne Dan.
William Esposito, il nuovo Fitzgerald
“«Sognare è inutile per quelli come noi».
«Questo lo so. La presunzione di poter volgere la storia a proprio favore è una tediante perdita di tempo».
«Non intendevo questo. Non è inutile il concetto in sé di sognare, ma il modo in cui lo intendi. […] No, Dan. Quelli come noi non devono sognare. Quelli come noi mirano a qualcosa da realizzare, non da vagheggiare semplicemente».
«E come si può realizzare un sogno, allora?».
«Rendendolo un obiettivo».”
-“Lo scrittore solitario”, Nicola Ianuale.
“Il nuovo Fitzgerald”.
Una frase. Tre semplici parole che riescono, tuttavia, ad attirare l’attenzione di Dan.
Passeggiando tra gli scaffali della libreria, l’occhio del ragazzo cade su di un libro. Qualcosa lo chiama, lo attira e lo spinge a capirne di più. Così, Dani si gira l’opera tra le mani e scopre che la critica ha definito l’autore del libro proprio come “il nuovo Fitzgerald”.
Incuriosito, Dan compra quel testo e lo divora in breve tempo. Mai gli scrittori contemporanei lo avevano interessato, mai lo avevano affascinato. Eppure, William Esposito è stato in grado di farlo.
Tutto ciò spinge il giovane diciassettenne a voler scoprire maggiori informazioni sullo scrittore che tanto lo ha emozionato, ma senza successo. La vita di William Esposito sembra essere avvolta nella nebbia più fitta, nel mistero più profondo.
Fino a quando va ad abitare alla Villa del 21.
Lì, la sua vita s’intreccia con quella di Dan – estasiato per un risvolto tanto inaspettato – e si mostra in tutta la sua magnificenza. Tuttavia, i suoi segreti continuano a restare tali e a spingere sempre più curiosi a chiedersi cosa si celi dietro tanto sfarzo.
Perché William si ostina tanto a non voler rivelare nulla sul proprio passato?
Si tratta semplicemente di una trovata pubblicitaria o di un complicato rompicapo?
“Lo scrittore solitario” – nostalgia di tempi passati
“[…]in fondo, pensai, la vita è solo una grande storia e, infatti, noi scriviamo e scriviamo… Verghiamo pagine di un libro che forse non interessa a nessuno… ma non importa. Seguiteremo a impugnare la penna con decisione, a tessere la nostra trama e non ammetteremo interferenze. Siamo nati negli anni in cui l’incoerenza regna sovrana; in quegli anni in cui ogni apparenza quasi mai corrisponde alla realtà. Eppure, per quanto solide e forti siano le maschere, non dobbiamo fermarci. Scriveremo di più, con foga sempre crescente e questo perché… La nostra vita è un grande romanzo e merita di essere scritto da noi stessi, non dagli altri.”
-“Lo scrittore solitario”, Nicola Ianuale.
Scrivere è un atto di coraggio.
Libera le paure, espone gli ideali, mette a nudo le nostre anime.
La scrittura ci diverte, ci permette di dar voce ai nostri pensieri e alle nostre fantasie. Generando libri su libri, l’uomo si circonda di cultura, di beltà, ma, soprattutto, di verità. Anche le storie fantastiche, ricche di creature mai esistite, attingono alla realtà e si fanno custodi di morali e messaggi, volontari o involontari. Questo avviene perché qualsiasi scrittore finisce per inserire una piccola parte di sé stesso nell’opera che scrive, rivelandosi ai lettori più attenti e acuti.
Ecco perché Daniele Serpico, pur avendo abbandonato da tempo il proprio sogno di diventare scrittore, comprende subito che dietro al tanto acclamato libro di William Esposito si cela ben altro. Ed è quando le loro strade s’incontrano che Dan non ha più dubbi: i fasti e le ricchezze di colui che viene definito “il nuovo Fitzgerald” non sono altro che un velo posto a nascondere un bene dal valore inestimabile. La vera vita di William.
In una società piena di maschere e ipocrisia, Daniele e William scopriranno di essere molto più simili di quanto il giovane di Mersano poteva immaginare. Entrambi con la stessa visione del mondo, riusciranno a comprendersi molto meglio di chiunque altro e il loro sguardo distaccato nei confronti della falsità che li circonda li porterà a livelli incredibili di consapevolezza. Li porterà a soffrire, a lottare e a mettere di tutto in ballo pur di raggiungere i loro obiettivi.
E una domanda sarà quella che li spronerà ad andare avanti.
Vincenti e perdenti: i loro ruoli non potranno mai invertirsi, ma le loro sorti riusciranno a farlo?
Stile di scrittura
Leggere le parole di Nicola Ianuale ne “Lo scrittore solitario” fa tornare indietro nel tempo. Con un linguaggio ricercato, ma perfettamente comprensibile, l’autore riesce a inserire completamente il lettore in un’atmosfera letteraria unica. Pagina dopo pagina, si ha la percezione di trovarsi non all’interno delle vicende del libro, bensì esattamente tra le righe e le macchie d’inchiostro. Ci si trasforma nell’opera stessa, la si assorbe e la si ascolta provando le stesse emozioni di Daniele Serpico.
In un viaggio attraverso i misteri di William Esposito e la falsità della società, si giunge al finale con la consapevolezza di aver affiancato i protagonisti non come spettatori, ma come la loro stessa ombra. Sempre presente, ma incapace di consigliarli nelle scelte. Buone o giuste che siano state, saranno state loro, infine, a dar vita all’ottima opera de “Lo scrittore solitario”.
Non indugiate oltre, dunque, e accingetevi anche voi a scoprire i segreti che avvolgono l’opera di Ianuale! Acquistate una copia cartacea su Amazon, o la versione digitale direttamente cliccando qui.
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Buona lettura, sono certa che i misteri del nuovo Fitzgerald intrigheranno anche voi.