Storia di un numero, recensione libro con rune
Fame, dolore, povertà: la vita non può essere questo, il protagonista di “Storia di un numero” lo sa. Per questo sfida il mondo e se stesso, incamminandosi in un lungo viaggio verso la libertà.
In un piccolo, povero e martoriato stato dell’Africa, Kenny e la sua famiglia tentano di sopravvivere. L’improvvisa scomparsa del padre, però, rompe il loro fragile equilibrio, e Kenny e sua madre sono costretti a cambiare quartiere.
Per un po’, la situazione sembra migliorare – o quantomeno stabilizzarsi – grazie all’aiuto della zia del ragazzino. Ma la tranquillità non ha intenzione di sostare a lungo nella vita di Kenny. Con la morte della zia, infatti, e in seguito a una serie di eventi per nulla piacevoli, il ragazzino, ormai diventato uomo, capisce che è ora di cambiare le cose.
È ora di lasciare l’Africa.
Il sogno di recarsi in Europa alla ricerca di un luogo in cui vivere – e non sopravvivere – era nata da tempo nella mente di Kenny. Tuttavia, da sempre mal visto e considerato anormale, il ragazzo aveva inizialmente tentato di adattarsi alla propria realtà, mantenendo un basso profilo. Sperava di avvicinarsi alla comunità che tanto lo aveva deriso e insultato; non perché gli importasse di loro, quanto per “vivere” senza problemi.
Ma i problemi non l’avrebbero lasciato in pace. Non restando in Africa.
Così ha inizio il suo lungo, estenuante e atroce viaggio. Un viaggio che ribalta ogni prospettiva, che cancella le tracce dell’umanità. Un viaggio in cui la morte è la costante compagna di Kenny, avvinghiata a lui e a tutti i disgraziati che stanno sfidando la sua stessa sorte. Tutti uniti verso un unico desiderio.
Il desiderio di essere liberi.
Associo questo libro alla Runa…
“Storia di un numero” è sabbia incollata alla gola, ferita che non si rimargina. È sangue, violenza, soprusi. Le sue pagine tagliano, graffiano, lacerano l’anima. Eppure, “Storia di un numero” è anche speranza.
Speranza per chi lotta, e sogna un futuro diverso, libero e senza dolore. Speranza per chi legge, e finalmente apre gli occhi e vede la verità. Vede che l’umanità non finisce nel “diverso”.
L’umanità finisce quando si calpesta la vita altrui.
Davide Rossi, autore del libro, ci pone al fianco di Kenny, un giovane africano in cerca di un luogo migliore dello Stato in cui “vive”. Ci mostra la sua infanzia, la sua adolescenza – tutte tappe bruciate da un modo troppo duro – e infine la sua età adulta. Lentamente, ci inserisce in un contesto completamente diverso dal nostro, ma con tale bravura da non rendercelo estraneo. Tutt’altro. Ce lo fa vivere sulla nostra pelle.
È per questo che capiamo bene le motivazioni che spingono Kenny a lasciare l’Africa per dirigersi in Europa. E, sempre per questo, capiamo come quel viaggio gli costi molto più di quanto avesse pensato.
La fuga verso l’Italia inizia ben programmata e studiata, ma poi si sfalda sempre più, fino a trasformarsi in una lotta per la sopravvivenza. Eppure, non è lì che si ferma. Continua a trasformarsi, e la sopravvivenza passa totalmente in secondo piano. Tutto ciò che conta per Kenny, una volta affrontati mille orrori, non è più restare vivo – lo era già in Africa. È essere libero.
Per questo ho deciso di associare a “Storia di un numero” la Runa Raido. Essa ci dice che il viaggio dell’Eroe non è più volto alla materialità o alla sopravvivenza, bensì a uno scopo più grande. È quello che lo guida e non lo fa desistere. Ed è quello che spinge Kenny a sfidare qualsiasi situazione. Perché vivere e sopravvivere non gli bastano più.
Lui anela alla libertà di essere umano.
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Buona lettura, che la libertà possa non essere più un’utopia, ma la giusta realtà.