Recensione: “Se una notte d’inverno un viaggiatore”
Avete voglia di perdervi in un viaggio in cui i sentieri sono fatti di carta e le avventure d’inchiostro? Affidatevi alle parole di Italo Calvino in “Se una notte d’inverno un viaggiatore” e troverete ciò che cercate!
“Da tanti anni Cavedagna sta dietro ai libri mentre si fanno, pezzo a pezzo, vede libri nascere e morire tutti i giorni, eppure i veri libri per lui restano altri, quelli del tempo in cui erano per lui come messaggi d’altri mondi. Così gli autori; lui ha a che fare con loro tutti i giorni, conosce le loro fissazioni, irrisolutezze, suscettibilità, i loro egocentrismi, eppure gli autori veri restano quelli che per lui erano solo un nome sulla copertina, una parola che faceva tutt’uno col titolo, autori che avevano la stessa realtà dei loro personaggi e dei luoghi nominati nei libri, che esistevano e non esistevano allo stesso tempo, come quei personaggi e quei paesi. L’autore era un punto invisibile da cui venivano i libri, un vuoto percorso da fantasmi, un tunnel sotterraneo che metteva in comunicazione gli altri mondi col pollaio della sua infanzia…”
-“Se una notte d’inverno un viaggiatore”; Italo Calvino.
L’uomo sente dentro di sé un’irrefrenabile voglia di viaggiare.
Può trattarsi di una sensazione flebile, appena percettibile, oppure può risultare indomabile e prorompente. In entrambi i casi, quella sensazione è lì. Tacita o chiassosa che sia, l’uomo non può fare a meno di volersi spostare e questo perché un viaggio implica conoscenza.
Conoscenza verso il mondo che ci circonda, verso le culture che lo popolando, verso i posti che lo compongono. Implica conoscenza verso se stessi.
Per sua natura, l’uomo è curioso ed è per questo che l’idea di scoprire qualcosa di nuovo lo affascina e lo spinge a viaggiare. Tuttavia, ciò che molti sottovalutano, è la possibilità di non spostarsi fisicamente e, al contrario, di apprendere pur restando seduti nel proprio divano.
C’è un mezzo grandioso, un mezzo dai poteri sconfinati che ci permette di volare, nuotare, correre in lande o cieli sconfinati senza alzarci dalla sedia. E quel mezzo è la lettura.
I libri sono portali che ci trasportano in infiniti posti, ci coinvolgono in incredibili avventure, ci fanno conoscere milioni di persone, tutte con i loro pregi e difetti. Grazie alla lettura, un uomo è in grado di scoprire aspetti della vita stessa che mai si sarebbe immaginato di trovare in pagine fatte di lettere e inchiostro. Eppure, la conoscenza è racchiusa lì.
Viaggiare fisicamente è altrettanto importante – gli stessi autori dei libri lo hanno dovuto fare prima di poter scrivere – ma le possibilità che la lettura ci offre possono arrivare a chiunque, anche a chi non ha materialmente l’opportunità di lasciare la propria casa. Ed è in libri come in “Se una notte d’inverno un viaggiatore” che tutti questi aspetti si mescolano, si fondono e danno vita ad un testo ricco e fuori dagli schemi. Un’opera in cui tu sei il protagonista. Un libro in cui il personaggio principale non ha nome, ma viene indicato solo con un termine. Termine che tu conosci molto bene.
Il Lettore.
Il Lettore e la Lettrice, punti fermi in un viaggio unico
“Andate ad abbracciarvi da un’altra parte, svergognati! – ma l’unico modo di sottrarci alla frana umana che c’investe sarebbe allungare i nostri passi nell’aria, volare…Ecco, anch’io mi sento sospeso come su di un precipizio…Forse è questo racconto che è un ponte sul vuoto, e procede buttando avanti notizie e sensazioni e emozioni per creare uno sfondo di rivolgimenti sia collettivi che individuali in mezzo al quale ci si possa aprire un cammino pur restando all’oscuro di molte circostanze sia storiche che geografiche.”
-“Se una notte d’inverno un viaggiatore”; Italo Calvino.
Come un fiume in piena, le parole di un libro ci trascinano via, verso il finale.
Possiamo lottare, possiamo fermarci e mettere quel libro da parte per molto tempo, ma non appena lo toccheremo di nuovo, esso riprenderà a scorrere. La corrente ci condurrà inesorabilmente verso la sua conclusione.
Questo può essere un bene, quando un’opera non ci piace particolarmente e, pur di non abbandonarla, cerchiamo di finirla il più in fretta possibile. Oppure può essere una sofferenza, se il libro che stiamo leggendo ci piace tanto e non vorremmo mai dovercene separare.
Ma cosa succederebbe se ad essere letteralmente dentro il libro fossimo noi?
Un Lettore, una Lettrice.
Due individui che si trovano e si parlano attraverso i codici della scrittura. Due anime affini che, dopo un incontro casuale in libreria, finiscono per incontrarsi nuovamente, entrambi spinti a tornare sui loro passi per risolvere un problema.
Quale problema?
Ebbene, uno grave, impensabile e inammissibile per chiunque di voi. Un problema che né un lettore né una lettrice potrebbe mai tollerare.
Il libro che entrambi i lettori stavano leggendo s’interrompe bruscamente. Manca il continuo.
Dopo l’incipit, solo un’infinità di pagine vuote.
L’incipit: inizio di storie scritte e vissute
“Hai con te il libro che stavi leggendo al caffè e che sei impaziente di continuare, per poterlo poi passare a lei, per comunicare ancora con le attraverso il canale scavato dalle parole altrui, che proprio in quanto pronunciate da una voce estranea, dalla voce di quel silenzioso nessuno fatto d’inchiostro e di spaziature tipografiche, possono diventare vostre, un linguaggio, un codice tra voi, un mezzo per scambiarvi segnali e riconoscervi.”
-“Se una notte d’inverno un viaggiatore”; Italo Calvino.
Cos’è un libro senza il suo incipit?
Sta tutto lì. Ambiente, circostanze, tempo, personaggi, emozioni.
Quando si leggono le prime pagine di un libro si comprende subito se esso sarà in grado di stupirci o meno. È vero che la storia si sviluppa nel tempo e che ci sono tanti altri momenti salienti e importanti che potrebbero farci cambiare idea in corso di lettura, ma se l’incipit non ci cattura è difficile che arriveremo proprio a quei punti.
Il Lettore e la Lettrice lo sanno bene. È per via di incipit affascinanti e coinvolgenti che si spingeranno via via sempre più a fondo in “Se una notte d’inverno un viaggiatore”. È perché quegli inizi li hanno emozionati che non appena scoprono di non avere a disposizione l’intero libro si recano persino in capo al mondo per ottenerlo.
Sì, perché in questa incredibile storia fuori dagli schemi, i protagonisti si troveranno tra le mani decine di incipit, tutti belli e interessanti, ma tutti privi di un seguito. I libri a cui essi appartengono non si trovano nella loro interezza e ogni volta che il Lettore sembra essere sul punto di averne trovato uno, s’imbatte nell’incipit di un’altra storia ancora. Essa, però, lo coinvolge talmente tanto da fargli perdere interesse nel libro che stava cercando e lo spinge, invece, a cercare quest’altro, adesso.
E così, tra fogli persi nel vento, professori e scrittori dalla strana concezione sulla vita, loschi individui che sparpagliano storie e racconti in giro per il mondo al punto tale da mischiare nomi d’autori a titoli di libri che non gli appartengono, “Se una notte d’inverno un viaggiatore” scorre senza sosta.
Vi confonde, vi stupisce, vi fa dubitare di voi stessi e di cosa la lettura significhi realmente.
Vi fa chiedere cosa pensereste voi in quelle circostanze, come reagireste.
E, infine, vi spinge a domandarvi: “dove inizia la mia storia e dove s’interseca con quella degli altri?”
“Se una notte d’inverno un viaggiatore” – una strada d’inchiostro e parole
“«Che importa il nome dell’autore in copertina? Trasportiamoci col pensiero di qui a tremila anni. Chissà quali libri della nostra epoca si saranno salvati, e di chissà quali autori si ricorderà ancora il nome. Ci saranno libri che resteranno famosi ma che saranno considerati opere anonime come per noi l’epopea di Gilgamesh; ci saranno autori di cui sarà sempre famoso il nome ma di cui non resterà nessuna opera, come è successo a Socrate; o forse tutti i libri superstiti saranno attribuiti a un unico autore misterioso, come Omero», – ha sentito che bel ragionamento? – esclama Cavedagna; poi soggiunge: – E potrebbe anche aver ragione, questo è il bello…»”
-“Se una notte d’inverno un viaggiatore”; Italo Calvino.
La vita di un libro è mutevole.
Può essere immortale – come nel caso dei classici o di opere passate alla storia – o può durare meno d’un battito di ciglia. Un libro può essere elogiato, diffamato, censurato, osannato.
La vita di un’opera letteraria è imprevedibile, la si può legare al suo autore o può restare fine a se stessa. Sono molti i casi in cui si conosce alla perfezione il contenuto di un testo ma non ci si ricorda chi l’ha scritto. Allo stesso modo, possiamo conoscere infiniti autori – quelli più famosi – ma non sappiamo quali opere abbiano scritto.
In “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino, ciò che succede è esattamente questo.
I libri si mescolano, gli autori si confondono, il Lettore non sa più cosa attribuire a chi. Ma non gli importa.
Al Lettore interessa solo scoprire, conoscere, sapere. Colui che legge vuole arrivare alla fine della storia, nient’altro.
Come dargli torto?
Quando l’inizio di un libro vi intriga, non vi spazientireste anche voi se non riusciste a trovare una copia che lo contenga per intero? Se il vostro libraio continuasse ad affibbiarvi libri su libri, convinto di darvi ciò che stavate cercando, ma così facendo non fa altro che aumentare il numero di storie di cui non trovate il finale?
Dev’essere snervante, ma allo stesso tempo può condurvi in un’avventura ancora più entusiasmante di quella che avreste potuto trovare all’interno del libro stesso.
Esattamente per questo motivo, “Se una notte d’inverno un viaggiatore” è un’opera che vi consiglio vivamente, un’opera che vi farà impazzire ma dalla quale non riuscirete a staccarvi. Più andrete avanti, più non vedrete l’ora di farvi trascinare dalla corrente via, verso la fine.
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Buona lettura, le pagine delle vostre storie sono pronte, stanno solo aspettando l’incipit giusto!