Recensione: “Fidanzati dell’inverno” – dove niente è ciò che sembra
Lasciatevi trasportare nel fantastico mondo Lacerato di “Fidanzati dell’inverno” di Christelle Dabos, dove niente è ciò che sembra!
“«Attraversare gli specchi significa affrontare se stessi» aveva detto il prozio al momento degli addii. Finché avesse avuto scrupoli, finché avesse agito d’accordo con la propria coscienza, finché fosse stata capace di guardarsi allo specchio ogni mattina, Ofelia non sarebbe appartenuta ad altri che a se stessa.”
– “Fidanzati dell’inverno”; Christelle Dabos.
Si dice che rompere uno specchio porti sfortuna.
Nel momento esatto della rottura, dalla superficie specchiante saettano via infiniti frammenti scheggiati che si sparpagliano nello spazio. Se ne distinguono di tutti i tipi: piccoli, grandi, taglienti, seghettati o arrotondati.
Se si guarda la visione d’insieme, la disposizione con cui si ritrovano a vivere quei frammenti sembra non essere stata casuale. Ognuno ad una certa distanza dall’altro, con un orientamento specifico e una dimensione che non stona con quella incredibilmente diversa del pezzo accanto, sembrano essere convinti che qualcuno abbia deciso di disporli in quella maniera. E a loro va bene così.
I frammenti non ricordano più come fosse la vita prima della rottura.
Loro non vedono nella distruzione dello specchio un evento sfortunato, ma un semplice dato di fatto.
Lo specchio si è rotto. Non c’è altro da aggiungere.
Così il tempo passa e la vita sui frammenti sembra essere l’unica verità possibile e pensabile. Finché, un giorno, qualcuno inizia a dubitare.
Cos’eravamo prima di essere frammentati?
Come trascorrevamo le nostre giornate quando eravamo un tutt’uno?
E, soprattutto, chi ha rotto lo specchio e perché?
Ed è quando lo specchio altro non è che il nostro mondo, i frammenti le Arche in cui esso è stato suddiviso dopo la Lacerazione e Ofelia l’attraversaspecchi che inizia a porsi delle domande, che la storia di “Fidanzati dell’inverno” ha inizio.
Ofelia: l’animista attraversaspecchi
Folti capelli ricci e ribelli, grandi occhialoni che cambiano colore a seconda dell’umore, un vecchio sciarpone animato che non riesce a stare mai fermo e tanta – troppa – sbadataggine sono gli ingredienti che compongono la nostra Ofelia.
Abitante dell’Arca che prende il nome di Anima, Ofelia trascorre le sue giornate nel museo da lei gestito, ben contenta di passare la maggior parte del suo tempo in compagnia di oggetti piuttosto che di persone. Non che odi il genere umano, ma il suo mite temperamento non si confà ad una vita movimentata e sociale.
Ecco perché le ore in cui si trova circondata solo da oggetti risalenti al vecchio mondo si sente più a suo agio. Quando si trova in loro presenza, ad Ofelia basta passare le dita sulla loro superficie per trovarsi catapultata indietro nel tempo, pronta a rivivere le emozioni di tutti i possessori di quegli elementi. Si tratta di uno dei due grandi poteri che la contraddistinguono, ovvero la capacità di leggere la storia di un oggetto al solo contatto con esso.
È una capacità ereditata dalla grande matriarca di Anima – Artemide – lo Spirito di famiglia che, dall’alto della sua incredibile longevità, continua a vegliare sulla sua Arca. Ognuna di esse presenta uno Spirito di famiglia, il quale è il capostipite di tutti coloro che vi abitano – che risultano essere, dunque, tutti suoi discendenti ed ereditari dei suoi poteri.
Tuttavia, Ofelia possiede anche una seconda abilità – molto più rara e speciale – ovvero la capacità di attraversare gli specchi.
Come fossero dei veri e propri portali, gli specchi permettono alla giovane animista di spostarsi da un luogo all’altro tramite essi. Purtroppo, però, il potere ha effetto solo su brevi distanze e se Ofelia ha già avuto la possibilità di specchiarsi nel luogo in cui desidera arrivare.
In ogni caso, la ragazza sembra essere ben contenta della vita che conduce.
O meglio, della vita che conduceva fino ad un istante prima di sapere di essere promessa sposa a Thorn.
Thorn: il freddo Intendente del Polo
Ogni Arca ha le sue peculiarità.
Clima, paesaggi, conformazione: sono tutti diversi e singolari. Anima ricorda molto quei luoghi bucolici in cui tutti si conoscono, vivono in serenità e assaporano la vita al suo stato puro e sincero.
È, dunque, l’esatto contrario del Polo.
Temperature da far gelare le ossa, notti eterne, Bestie feroci e immense, una corte falsa e piena di illusioni: ecco cos’è l’Arca da cui proviene il futuro sposo di Ofelia.
L’Intendente, col suo orologio da taschino sempre in mano e lo sguardo costantemente crucciato, rispecchia alla perfezione l’atmosfera della sua terra natia. Freddo, imperturbabile e duro, Thorn sembra in tutto e per tutto una lastra di ghiaccio. Non esiste cortesia, né mezzi termini, nella sua persona: puntualità e precisione sono tutto ciò che sembra passargli per la testa.
Insieme ai numeri.
Ecco perché la piccola Ofelia, nonostante lo shock dovuto al suo matrimonio diplomatico, sembra rasserenarsi non appena conosce il suo futuro marito. L’uomo sembra infastidito quanto lei della situazione nella quale si trovano e il suo essere taciturno e distaccato fa sperare alla giovane animista che il loro matrimonio resti puramente di facciata. Un mero accordo tra due Arche stipulato tramite due poveri disgraziati.
Ciò che non alletta per niente Ofelia, però, è l’idea di dover andare a vivere al Polo e al fatto che – in quanto futura moglie di un membro della corte – le toccherà prendere parte ad una vita mondana che per nulla si addice al suo modo di essere.
Decisa a non perdersi d’animo e a non arrendersi, l’attraversaspecchi s’imbarca verso la sua nuova dimora, pronta ad affrontare le sfide che le si presenteranno.
Ma ecco che, durante il viaggio, Thorn sentenzia una frase che farà vacillare la forza d’animo di Ofelia.
“Voi non sopravvivrete. Al Polo. Alla corte. A questo fidanzamento.”
Città-cielo e la stravagante Chiardiluna
Appena giunta al Polo, il freddo eterno e penetrante del territorio mozza il respiro ad Ofelia.
Tuttavia, ciò che le toglie totalmente il fiato è la vista della capitale dell’Arca: Città-cielo.
La giovane animista inizia, dunque, a sospettare che le parole di Thorn avessero un fondo di verità proprio in quel momento. Vedendo quell’infinito cono capovolto che svetta verso il cielo, composto – strato su strato – da edifici, piazze e torri, Ofelia non sa più cosa aspettarsi una volta giunta nella sua futura casa.
Eppure, quello, è solo l’inizio.
Lassù, al piano terra della Torre in cui risiede lo Spirito di famiglia del Polo – Faruk – si annidano i membri dei diversi clan dell’Arca, pronti a distruggersi a vicenda per ottenere i favori del loro Spirito.
Lussuria e divertimenti non sono altro che illusioni che nascondono il vero aspetto dell’Ambasciata di Chiardiluna, i cui eccessi sono direttamente proporzionali alla povertà dei bassifondi.
Le illusioni sono tangibili e ben costruite, tanto da sembrare reali ad occhi inesperti, e sono tutte frutto del clan dei Miraggi.
Tuttavia, esiste un oggetto con cui nemmeno i più sapienti prestigiatori riescono a competere: le clessidre di Madre Ildegarda.
Verdi, rosse, gialle o blu. Ne esistono di quattro tipi e, in base al colore, permettono di teletrasportarsi in un altro luogo – più o meno interessante, a seconda della rarità della clessidra.
Ma soltanto con le blu si riescono a provare i piaceri più estremi e le soddisfazioni più elevate che nessuna illusione dei Miraggi può equiparare.
E in mezzo a tutte quelle usanze strane e poco decorose, la nostra Ofelia continua a domandarsi cosa ci faccia in un luogo tanto lontano dal suo modo di essere.
Perché era stata scelta proprio lei per quel matrimonio?
Il mistero sarebbe stato presto svelato.
“Fidanzati dell’inverno” – il primo volume dell’avvincente saga de “L’attraversaspecchi”!
In un mondo post apocalittico – dalle note steampunk – in cui la verità su ciò che accadde alla Terra prima della Lacerazione sembra voler essere celata, la giovane Ofelia si troverà catapultata in un ambiente pieno d’insidie e di pericoli.
Seppur accompagnata da sua zia Roseline – che resterà con lei nei mesi che precedono il matrimonio con l’Intendente – , i nemici che aspettano la giovane animista al Polo superano di gran lunga il numero dei possibili alleati.
E tra Spiriti di famiglia con l’ossessione per i libri – o meglio, per il Libro –, ambasciatori enigmatici e piccoli cavalieri dai poteri spaventosi, la vita di Ofelia in un’Arca tanto lontano dalla sua prenderà una piega inaspettata, spronandola a tirar fuori il suo vero carattere!
Come si svilupperà la relazione tra la giovane e il freddo Thorn – che paradossalmente sembra sciogliersi leggermente solo in presenza di Ofelia?
Quale sarà la verità che si cela dietro a tale matrimonio diplomatico?
E, soprattutto, saprà Ofelia distinguere le illusioni dalla realtà?
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Attendo i vostri pareri in merito a quest’opera!
Buona lettura, e fate attenzione agli specchi quando ci passate accanto!