Recensione: “Isolati” – lotta per la sopravvivenza
Di storie di naufraghi su isole deserte ne esistono a bizzeffe, ma “Isolati” di Iris Bonetti è un’avventura mai incontrata prima!
“L’inclemente regola del destino che decide a chi lasciare o a chi togliere la vita.”
-“Isolati”; Iris Bonetti.
Per secoli l’uomo ha scrutato il cielo con sguardo bramoso. Ha seguito con gli occhi le traiettorie degli uccelli, sognando di essere al loro posto e di librarsi nell’aria.
L’ebrezza di poter volare, il senso di libertà che ne consegue, il tocco del vento che ti sfiora la pelle mentre il mondo si estende sotto di te. È questo ciò che l’umanità ha sperato di riuscire a raggiungere tramite il progresso, tramite le scoperte tecnologiche. E, in un certo senso, c’è riuscita.
Una moltitudine di mezzi volanti è apparsa col tempo, riempiendo i cieli di uomini e donne audaci e temerari. Dalle svariate forme e dimensioni, permettono di porsi al fianco degli uccelli.
Mongolfiere, deltaplani, paracaduti. Aerei.
Alcuni di questi mezzi lasciano l’uomo quasi del tutto scoperto e al contatto con le correnti d’aria, altri lo inscatolano dentro solide pareti metalliche per condurlo a destinazione. Nel primo caso, i rischi di precipitare, ferirsi o addirittura morire sono alti, mentre nel secondo si riducono notevolmente.
Eppure, disgraziatamente, qualche volta un malfunzionamento o un improvviso cattivo tempo mettono fuori uso anche gli aerei.
Sono sciagure e quando avvengono quasi sempre non sopravvive nessuno. Talvolta, però, il destino ha in serbo un piano differente per alcuni uomini. Talvolta, decide che qualcuno si debba salvare.
Ma ciò non significa che scampare alla morte sia stata una vera benedizione, poiché se si finisce in un luogo sperduto dal mondo ciò che lì attende può essere persino più spaventoso.
E questo è il caso dei sei superstiti, degli “Isolati”.
Sei personaggi in un mondo selvaggio
“Come per ogni cosa, le tragedie più grandi oscurano quelle minori fino a farle quasi sparire. Ancora un giorno o due e gli effetti dell’inedia su ciascuno avrebbero azzerato il passato, i loro problemi irrisolti, per convogliare in un unico grande bisogno comune: sopravvivere.”
-“Isolati”; Iris Bonetti.
La vita ci pone davanti a scelte, in mezzo a situazioni. Sulla base di esse, il nostro carattere prende una piega anziché un’altra.
Conoscere le vicende che hanno segnato i giorni di una persona significa, dunque, conoscere realmente i suoi pensieri, il suo modo di reagire e i suoi sentimenti.
Così, gli atroci scenari in cui è costantemente immerso il narcotrafficante Javier ne hanno affilato la prepotenza e la forza bruta. L’insofferenza dovuta all’impedimento di ripulire del tutto la città dalla droga ha generato nel poliziotto Matt un forte senso di giustizia che non vede l’ora di potersi compiere. Il desiderio di riscattare la propria vita e dimostrare alla propria madre di valere davvero qualcosa ha spinto l’aspirante attrice Avril a mettersi in gioco in prima persona nell’immensa New York.
E, ancora, il sogno di emergere dall’ombra tartassava la mente dello scrittore Ryan, stanco della sua vita da ghostwriter. L’immenso senso di colpa per non essere riuscito a salvare il proprio figlio dilaniava il cuore del chirurgo Maurice, facendolo chiudere totalmente in se stesso. L’estraniamento dalla realtà da parte dell’ex studente Ramon, infine, lo ha portato a vivere lontano dal mondo nella speranza di sparire per sempre il prima possibile.
Sei personaggi, sei vite tanto diverse, sei realtà che – a causa di un disastro aereo – finiscono per incontrarsi e diventare tutto l’uno per l’altro.
In un mondo selvaggio, dove persino lo scorrere del tempo sembra non seguire più il suo normale corso, Javier, Avril, Matt, Ryan, Maurice e Ramon dovranno fare i conti con una nuova sfida che il destino ha scelto per loro e che, reduci ognuno dalle loro vicende, affronteranno in una maniera totalmente diversa da come sono sempre stati abituati. Ossia, insieme.
Nawataee, una terra fuori dalla realtà
“In questo universo il tempo si fermava al singolo giorno che ripeteva incessante il suo ciclo e i sentimenti scorrevano liberi, senza resistenze e filtri. Le istintualità, che mai in altro luogo avrebbero potuto emergere con tanta franchezza, qui si nutrivano dell’apatia di sottofondo dando un selvaggio, vertiginoso senso di libertà.”
-“Isolati”; Iris Bonetti.
Abituati alla vita moderna, dove i giorni passano più in fretta dei secondi, dove tutto è una continua corsa, l’isola di Nawataee appare come una terra fuori dalla realtà.
Tutto ciò che conta in quel luogo è la sopravvivenza, la lotta per continuare a respirare al successivo sorgere del sole. Solo gli istinti primordiali si adattano a tali ritmi, dissolvendo nell’aria i codici etici e morali tipici di una società disciplinata e organizzata.
Tramonto dopo tramonto, alba dopo alba, i sei superstiti del volo 962 della Qatar Airlines sono costretti a mettere da parte qualsiasi visione razionale del mondo per riuscire a comprendere, seppur in minima parte, lo spirito dell’isola si cui si trovano.
Ed è proprio di spiriti che iniziano a parlare in seguito a delle agghiaccianti scoperte. Teste mozzate, impalate e fuse con le cortecce degli alberi gli si palesano davanti durante una delle tante esplorazioni della foresta, turbando profondamente i loro animi.
Qualcosa di sinistro sembra celarsi dietro tale pratica, lungi dall’essere solo l’usanza barbarica di un’eventuale tribù locale.
Ma quale sarà la vera natura di un simile gesto?
Chi altro calpesta il suolo dell’isola oltre a loro?
E, soprattutto, cosa si nasconderà realmente nelle viscere di Nawataee?
“Isolati” – lotta per la sopravvivenza col mondo e con se stessi
“Le leggende si dice affondino le proprie radici nella realtà, ne sono il riflesso visibile ma non lasciano tracce nel mondo concreto delle nostre vite. Sono echi del passato che tornano e si dipanano attraverso le generazioni che ne tramandano le forme e i significati, come moniti e insegnamenti al pari della storia. Ma in esse si cela qualcosa di più rispetto ai semplici fatti accaduti che la storia ci riporta. In esse spesso vive ciò che di ancestrale abbiamo perduto, che chi è attento può recuperare. Attraverso le sue melopee questo popolo isolato narrava il proprio dono, unica forza contro le entità cupe della notte.”
-“Isolati”; Iris Bonetti.
Volo 962 della Qatar Airlines, diretto in Indonesia.
Condizioni dell’aereo: inabissato e disperso nell’Oceano Indiano.
Superstiti: nessuno.
Questi sono i dati diffusi dai media subito dopo il tragico evento avvenuto il 27 Dicembre. Dati in parte corretti, in parte no.
Sono sei, infatti, i passeggeri che riescono a scampare all’abbraccio della morte e a trovare rifugio su di un’isola. Matt, giovane poliziotto, Avril, aspirante attrice, Ramon, un’ex studente, Javier, un pericoloso narcotrafficante, Ryan, un talentuoso scrittore e Maurice, un brillante chirurgo.
Eppure, la loro salvezza risulterà costantemente precaria tra intrichi di liane, serpenti velenosi e belve feroci. La mancanza di un riparo, di cibo e di acqua saranno altri fattori che più volte metteranno a rischio la loro incolumità. Tuttavia, ben presto scopriranno che il nemico più grande, il pericolo principale con cui si troveranno faccia a faccia non sarà la natura selvaggia che li circonda. Saranno loro stessi.
Liberi dagli schemi indotti dalla società, i loro istinti primordiali prenderanno il sopravvento, annebbiando spesso il lume della ragione in ognuno dei superstiti. Ma quando una serie di teste mozzate fuse con gli alberi si mostrerà in tutta la sua macabra consistenza davanti ai loro occhi, solo un sentimento prevarrà sugli altri. La paura più profonda e ancestrale.
Riusciranno i sei isolati a fuggire da Nawataee e ritornare al mondo conosciuto o soccomberanno davanti all’inquietante ignoto che quella terra culla nel proprio ventre?
Stile di scrittura
Dopo aver letto “Isolati” risulta difficile credere che si tratti della seconda opera di Iris Bonetti. La maturità con cui è scritto, infatti, lascia pensare che l’autrice abbia alle spalle una lunga serie di titoli e che, frutto dell’esperienza, sia riuscita a dar vita ad un testo avvincente, scorrevole e dall’ottimo stile di scrittura.
I personaggi sono tratteggiati con minuzia e con un forte senso realistico, così come le vicende che li vedono coinvolti. Nessuno di loro risulta essere stereotipato, ognuno presenta pregi e difetti alla pari delle persone che ci circondano e che non sono mai del tutto “buone” o “cattive”.
La maniera in cui è strutturato il libro lo rende originale e sempre interessante, impedendo al lettore di annoiarsi o di restare impigliato in parti che avrebbero potuto essere tranquillamente eliminate per rendere più piacevole la lettura.
Si evince, infine, che lo studio condotto dall’autrice per ricreare fatti immaginari ma tratti da eventi realmente accaduti o luoghi effettivamente esistenti è stato svolto con molta attenzione e consapevolezza. Unendo, dunque, tutti gli aspetti che ho elencato ne viene fuori un’opera appassionante, ricca di colpi di scena e che merita assolutamente di essere letta!
Spero che tramite la mia recensione la vostra curiosità sia stata smossa e che andrete anche voi a leggere questo testo!
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Buona lettura, che i vostri cuori possano essere forti abbastanza per poter seguire i sei protagonisti nel loro ignoto cammino dentro i sentieri di Nawataee.
2 commenti
Dario Mondini
Melopee? Ho imparato un nuovo termine. Bellissima recensione.
damaberkana
Una scoperta sotto tutti i punti di vista! E grazie mille!