Recensione: “La città di ottone” – sabbia e mistiche creature
Lasciatevi abbracciare dalle calde sabbie del deserto e iniziate l’avventura de “La città di ottone” di S. A. Chakraborty!
“Ed essi controlleranno i venti e saranno signori dei deserti. E sarà la fine per ogni viaggiatore che si smarrirà nelle loro terre…”
-“La città di ottone”; S. A. Chakraborty.
Giorni torridi e notti gelate.
Nel cuore del deserto, è questo ciò che attende i viaggiatori.
I più sapienti impostano il loro cammino sulla base del clima, dei venti, della presenza o meno di paradisiache oasi. I più folli gridano all’avventura e si addentrano incautamente… il loro eco adrenalinico è l’ultimo suono che si ode dalle loro bocche.
Attraversare il deserto non è un gioco da ragazzi e non bisogna mai prenderlo alla leggera. Si dovrebbe fare affidamento su una guida, se non ci si ritiene abbastanza capaci di farlo da soli. Sono tanti i rischi e i pericoli in cui è possibile imbattersi, molti dei quali non ne si conosce nemmeno l’esistenza.
Gli ingenui pensano che gli scorpioni o i cobra siano le principali creature da cui bisogna tenersi alla larga se si vuole sopravvivere nei territori desertici.
Non hanno idea di quanto le loro supposizioni siano errate.
Laggiù, tra arie roventi e agognate sorgenti, si nascondono esseri primordiali. Invisibili ai comuni mortali, ma incredibilmente veri, sono eternamente in attesa. Di cosa? Forse è meglio chiedersi… di chi.
Lasciatevi trasportare da leggende arabe che prendono vita e affrontate il deserto. Giungerete in una mitica città in cui tutto vi sarà svelato. Ma non temete, non sarete soli. D’altronde, avrete ormai capito che solo gli stolti sottovalutano la potenza delle sabbie…
Siete pronti a oltrepassare le porte de “La città di ottone”?
Nahri, tra bugie e segreti
“Le sue capacità facevano parte di lei da così tanto tempo che, semplicemente, non metteva più in discussione la loro esistenza. Da bambina le ci erano voluti anni e molte esperienze dolorose per capire quanto era diversa dalla gente attorno a lei, come se fosse stata l’unica persona dotata di vista in un mondo di ciechi.”
-“La città di ottone”; S. A. Chakraborty.
Palpitazioni, respiro corto, schiena incurvata.
Può celarsi qualsiasi diagnosi dietro questi sintomi. Può essere qualsiasi il motivo di tanta spossatezza. Eppure, esiste una ragazza al Cairo capace di comprendere all’istante cosa affligge la persona che le sta dinnanzi. È forse un medico? Si tratta di una guaritrice?
Tutto ciò che vi serve sapere al momento è il suo nome.
Nahri.
Giovane, bella e da sempre vista sotto una cattiva luce, Nahri trascorre le sue giornate ponendo il proprio dono al servizio dei bisognosi. Li aiuta e, in cambio, loro la retribuiscono.
Sembrerebbe una pratica normale, difficile da associare a un comportamento sbagliato e, dunque, malvisto. Ma la vita di Nahri è tutto fuorché “normale”.
Il “dono” da lei messo in vendita non è altro che una frode, una distorsione di ciò che realmente lei è in grado di fare. Ossia percepire la malattia di una persona solo standole vicina.
Sì, Nahri è capace di farlo, ma avendolo scoperto sin dall’infanzia, l’ha sempre ritenuto una caratteristica presente in ogni essere umano. Ne ha parlato con naturalezza a chiunque le passasse accanto, incutendo involontariamente timore e venendo emarginata.
Così, crescendo, quella misteriosa ragazza del Cairo ha imparato a trattare diversamente la propria dote, travestendola di chiaroveggenza e falsa magia.
Tra una menzogna e l’altra, Nahri cerca di accumulare denaro sufficiente per concretizzare il suo sogno di diventare medico. Solo in quel modo potrà sfruttare a pieno il proprio dono senza essere considerata una strega.
Tuttavia, i suoi piani dovranno attendere, perché la venuta di un intrigante guerriero nella sua vita cambierà per sempre il suo destino.
Dal Cairo a Daevabad
“È come se appartenesse a questo posto” pensò lei. “Una specie di fantasma il cui ricordo si è perso nel tempo, un fantasma che cerca i compagni morti in un lontano passato.”
-“La città di ottone”; S. A. Chakraborty.
Non tutti credono nelle favole.
O nei miti o nelle leggende.
Ebbene, Nahri era una di questi. Almeno fino a quando Dara non è letteralmente piombato lungo il suo cammino.
Guerriero proveniente da un antichissimo passato, Dara s’imbatte in Nahri senza sapere come e perché. Il loro sembra essere un incontro puramente casuale o, per meglio dire, non esplicitamente voluto. Eppure, qualcosa di molto forte e ancestrale li lega indissolubilmente, facendo ricredere anche i più scettici sul fatto che il destino non esista.
Ad ogni modo, nessuno dei due sapeva cosa li avrebbe attesi dietro l’angolo. Nessuno sapeva cosa, in effetti, li tenesse intrecciati, ma ben presto Dara iniziò ad avere dei sospetti. Il guerriero, meglio conosciuto come Afshin, si rese conto quasi subito di ciò che scorreva nelle vene di Nahri. Era qualcosa di estremamente raro e importante, che tutti credevano fosse andato perduto per sempre. Qualcosa che andava portato in salvo ad ogni costo.
Nahri andava portata a Daevabad.
“La città di ottone” – tra mitiche creature e sabbie del deserto
“«Ci vuole tempo per arrivare alla grandezza, Banu Nahida. Spesso le cose più possenti hanno gli inizi più umili.»”
-“La città di ottone”; S. A. Chakraborty.
Affascinanti e letali, le dune del deserto possono essere molto pericolose se non si affrontano nel modo giusto. Si rischia di restare disidratati, di essere punti da scorpioni o venire morsi da serpenti velenosi.
Ma quando nelle vene ti scorre un sangue unico, creduto perduto e immensamente potente, quelle sono minacce irrisorie in confronto agli spiriti che dormono tra la sabbia.
Nahri, giovane truffatrice del Cairo, dovrà ben presto fare i conti con quegli esseri primordiali, che allungano i loro artigli e dispiegano le loro ali per ghermirla per sempre. Per sua fortuna non sarà da sola e il misterioso guerriero Dara la proteggerà anche a costo della vita. Tuttavia, la minaccia che grava sulle loro teste sembra crescere di minuto in minuto, culminando con il raggiungimento della meta che li ha spinti a intraprendere il loro viaggio. Daevabad.
Una città leggendaria popolata da jinn – e daeva – di diverse tribù, viene chiamata “la città di ottone” per le sue caratteristiche mura. Lì, insoddisfatto della vita di corte, risiede il principe Ali, ignaro dell’imminente venuta di Nahri e Dara e di cosa essa comporterà.
I due, infatti, si sono lasciati il Cairo alle spalle per partire alla volta di salvezza per l’una e di oscuri segreti per l’altro. Eppure, non immaginavano minimamente che al di là di quelle apparenti mura protettrici si nascondevano intrighi e faide violente, difficilmente tenute a bada. E sarà proprio dopo l’arrivo della giovane dall’inspiegabile dono e del suo compagno di viaggio Dara che il fuoco arduamente domato in città divamperà irrimediabilmente.
Quali segreti si celano dietro tali conflitti?
Qual è il ruolo di Nahri in tutto ciò?
E, soprattutto, chi o cosa è realmente Dara?
Le sabbie ardenti vi sveleranno i loro misteri.
Stile di scrittura
S. A. Chakraborty ha sapientemente messo in atto un racconto colmo di riferimenti a miti e leggende del mondo arabo senza appesantire la lettura del romanzo. La presenza di così tanti dettagli e informazioni, nuove per chi non è un appassionato del genere, possono sì confondere o disorientare in alcuni punti, ma non intaccano la godibilità dell’opera.
Attraverso uno stile di scrittura chiaro e scorrevole, infatti, “La città di ottone” si legge tutta d’un fiato. Giunti alle ultime pagine si assiste ad un crescendo di eventi ed emozioni che impediscono di staccare gli occhi di dosso dal libro. Ecco perché, una volta concluso, la brama di ottenere subito il seguito si sente forte e palpabile. Tuttavia, ci sarà da attendere per poter sapere come continuano le avventure di Nahri, Dara e Ali… a meno che non abbiate problemi a leggere i volumi in inglese!
Se attraverso le mie parole siete stati affascinati anche voi dal mistero del deserto, allora vi invito a leggere “La città di ottone” acquistandone una copia dallo store di Amazon!
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Buona lettura, ricordate di tenere gli occhi aperti quando affrontate il deserto.